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Economia e Finanza

Guerra in Israele: possibili rialzi del 15% per luce e gas

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Le autorità israeliane fermano il giacimento di gas naturale di Tamar, a largo di Gaza, per ragioni di sicurezza, ciò ha portato a un immediato rialzo delle quotazioni del metano ad Amsterdam.

A soli due giorni dall’attacco a sorpresa di Hamas ad Israele gli effetti si sono già avvertiti sui prezzi del petrolio che è di nuovo schizzato vicino ai 90 dollari al barile, e del gas più che sulle borse e i titoli di stato.

La questione energetica che pensavamo di avere risolto torna d’attualità con la guerra in Medio Oriente. Il ministero delle Imprese fa sapere che in Italia è “elevatal’allerta sui prezzi dei carburanti. 






L’Italia, sul metano deve fare i conti con difficili equilibri geopolitici. L’Algeria, attuale primo fornitore di gas naturale al nostro Paese, è tra i più sostenitori di Hamas, dopo l’attacco sferrato contro Israele.

Momenti già difficili per l’Italia dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, da tenere inoltre sotto controllo i rapporti con l’Azerbaijan, che attraverso il gasdotto Tap, rifornisce il nostro Paese, ma che di recente ha invaso la regione contesa del Nagorno-Karabach, ponendosi all’attenzione della diplomazia internazionale.

Il Ministro delle Imprese Adolfo Urso: “Situazione di emergenza“. Gli analisti di Goldman Sachs invece ritengono: “improbabile un effetto immediato di grande portata a breve termine”, sulla dinamica tra domanda e offerta e sulle scorte di petrolio. Secondo Assoutenti, che ieri ha diffuso una simulazione circa i possibili effetti della guerra sul fronte delle forniture energetiche, “possibili rialzi del 15% per luce e gas“.

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