Benessere e Salute
Fratellino in arrivo: capire e gestire le emozioni e i comportamenti del primogenito
Quando si decide di avere un secondo figlio è bene considerare le conseguenze emotive e comportamentali del primogenito ed essere consapevoli che mentre per i genitori è una scelta per il bambino è un evento che accade e che può destabilizzare la sua tranquillità e le sue sicurezze.
Ovviamente si può, anzi sarebbe consigliato renderlo partecipe ancor prima della nascita, coinvolgendolo gradualmente in base all’età e al livello di maturazione, ma facendo chiaramente capire al bambino che l’arrivo del fratellino è un dato di fatto irrevocabile. In questo modo si inizia questa nuova avventura dando un messaggio chiaro al figlio, poi però bisogna ricordarsi di restare in ascolto delle sue emozioni e saperle accogliere senza giudicarle o spegnerle.
Molti genitori temono che il figlio maggiore potrà soffrire dell’arrivo del fratellino e si preoccupano delle possibili reazioni emotive e comportamentali del loro figlio, non serve preoccuparsene ma è utile occuparsene, preparando per tempo il terreno e aiutando il figlio o i figli maggiori ad affrontare il più serenamente possibile la novità.
E’ utile sapere che la nascita del secondo figlio è la forma di gelosia più comune e più forte che un bambino possa sperimentare, si tratta di una reazione fisiologica, quindi è inevitabile e non si può pensare di prevenirla completamente, tuttavia è importante accettarla, accoglierla ed evitare le situazioni che potrebbero peggiorarla. Gestire la gelosia in modo non corretto potrebbe amplificarla, provocando nel primogenito forte stress e facendogli vivere questo cambiamento in modo totalmente negativo.
Allora, come possiamo aiutare nostro figlio? Lasciandolo libero di vivere le sue emozioni, aiutandolo ad esternarle in modo corretto, senza farlo sentire in colpa o inadeguato, il genitore può filtrare e aiutare a verbalizzare le emozioni del bambino. La gelosia prima o poi dev’essere manifestata, spesso i bambini che non esternano si tengono dentro emozioni molto intense che poi somatizzano fino a stare molto male. Al contrario, i bambini aiutati a manifestare e gestire la gelosia ne potranno uscire ancora più sicuri di sé.
La manifestazione della gelosia può avvenire in diversi modi: rabbia, ostilità, sfida nei confronti dei genitori, comportamenti di regressione (tornare a fare pipì addosso, ricominciare a parlare come un bimbo piccolo, mettere il dito in bocca ecc), oppure come abbiamo accennato attraverso una somatizzazione nel corpo (mal di pancia, mal di testa, disturbi del sonno).
Dobbiamo tenere presente che il bambino ha una vera e propria paura di perdere l’amore dei genitori e su questo va rassicurato. Facciamo un esempio di verbalizzazione del sentimento (accogliente e non giudicante) e allo stesso tempo di rassicurazione: “Tesoro, lo so che ti senti preoccupato/triste/arrabbiato per l’arrivo della tua sorellina ma ti assicuro che anche quando ci sarà lei mamma e papà continueranno ad amarti come adesso!”.
In questo modo diciamo a nostro figlio che non c’è nulla di sbagliato nelle sue emozioni ed è libero di viverle ed esternarle e allo stesso modo lo rassicuriamo del nostro amore (anche se per noi è scontato per i bambini non lo è, per questo va detto e ripetuto sempre!).
Come possiamo preparare il bambino all’arrivo del fratellino?
La prima cosa da fare è comunicare al bambino la notizia e scegliere il tempo e il momento adatto per farlo. Bisogna considerare che i bambini hanno le antenne e captano subito se c’è qualcosa di diverso nell’aria, magari vedono la mamma più stanca, si accorgono di alcuni cambiamenti che si adottano nelle abitudini di vita e tanti altri segnali. Se non ricevono dagli adulti una risposta chiara tendono a crearne una loro, a volte fantasiosa ed errata, la non chiarezza genera solo stress inutile.
Per questi motivi è bene non attendere troppo a dare la notizia, tenendo però in considerazione che durante i primi tre mesi di ogni gravidanza c’è maggior rischio di aborto spontaneo, quindi sarebbe meglio attendere il 4 mese. Bisogna poi considerare l’età del bambino, se è molto piccolo (sotto i tre anni) è preferibile aspettare un po’ di più a comunicarlo, se è più grande ed ha maggiore consapevolezza del concetto astratto di tempo allora si può farlo prima.
Una volta che il bambino ne è a conoscenza è buona cosa prepararlo adeguatamente, ad esempio coinvolgendolo attivamente nella preparazione del corredino e della cameretta e rispondendo alle domande relative alla gravidanza e alla nascita.
Per ridurre i timori e la sofferenza del bambino è importante renderlo quanto più partecipe in modo che non si senta escluso e messo da parte. Se ne avrà voglia potrà sentire il fratellino che scalcia facendogli toccare il pancione e gli si potrà spiegare come saranno i primi tempi a casa con il neonato.
E’ bene dire le cose con molta sincerità, senza idealizzare l’arrivo del fratellino, non ha senso dire: “Quando nascerà Giovanni finalmente avrai un compagno di giochi e vi divertirete un sacco insieme!”, questo non farà altro che deludere le sue aspettative e indurlo ad avere meno fiducia nel genitore.
E’ molto meglio spiegare in modo semplice e veritiero che all’inizio i neonati passano gran parte del tempo a mangiare, dormire e piangere e che gli si deve dedicare molto tempo a nutrirli e prendersi cura di loro. Potrebbe essere d’aiuto mostrare le foto o i filmini di quando era piccolo facendogli vedere che la stessa cura e lo stesso amore è stato dato anche a lui.
Con l’avvicinarsi del momento del parto è importante spiegare al bambino cosa succederà quando la mamma dovrà andare all’ospedale, che per qualche giorno il papà o i nonni si occuperanno di lui e poco dopo la mamma tornerà a casa.
Mostrare da fuori l’ospedale può essere d’aiuto perché in questo modo il bambino potrà avere un idea più realistica di dove sarà la sua mamma, anche dirgli che potrà andare a trovarla lo rassicurerà.
A volte le emozioni prendono vita in comportamenti inadeguati, ancora una volta il genitore deve ricordare che l’emozione non è mai sbagliata e non va punita ed è solo il comportamento da correggere. Ad esempio si può dire “So che sei arrabbiato o triste perchè stavi meglio quando avevi la mamma tutta per te ma non devi buttare a terra i giochi”.
Essere arrabbiato, piangere, sentirsi geloso , avere paura e via dicendo sono legittime emozioni del bambino ed è altrettanto legittimo che le provi e le manifesti, il genitore con pazienza e con amore lo aiuterà ad esprimerle correttamente.
Il contributo per La Voce di Bolzano è della dr.ssa Monica Riccoldo, psicologa dell’età evolutiva.
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