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Dicono Catalogna, pensano Alto Adige. Urzì: “I malati di secessionismo provocano ancora”

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Il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano esprime nuovamente la sua piena solidarietà alla popolazione catalana nel suo intento di ottenere un’ampia autonomia e un autogoverno il più ampio possibile“.

Il “parlamentino” altoatesino, con la proposta presentata dalla SVP, aveva chiesto a tutti i leader politici di sostenere i catalani nella loro difficile e delicata situazione. Già nel 2018 il Consiglio provinciale aveva approvato a larga maggioranza una risoluzione trasversale sulla situazione in Catalogna.

Per la Volkspartei, questa risoluzione deve ora essere ulteriormente rafforzata, oltre a incoraggiare il proseguimento del processo democratico e a chiedere sostegno ai catalani. Il tipo di sostegno deve essere fornito “con mezzi pacifici e democratici”.






La condanna di nove rappresentanti politici del movimento indipendentista catalano a metà ottobre ha portato a grandi proteste e manifestazioni. A questo sono seguiti numerosi interventi ed espressioni di solidarietà – spiega il presidente del gruppo dell’SVP, Gert Lanz – . Le nostre espressioni di solidarietà sono in linea con la nostra storia e sappiamo meglio di molti altri che crisi politiche così gravi possono essere risolte in modo amichevole solo attraverso il negoziato. Chiediamo quindi a tutti i decisori politici di negoziare pacificamente nello spirito europeo“.

L’iniziativa della Stella alpina non convince però tutti. Sulla questione è intervenuto il consigliere provinciale Alessandro Urzì.

Ci hanno riprovato: scrivono Catalogna ma pensano all’Alto Adige e lanciano un chiaro messaggio di sostegno e solidarietà ai secessionisti. Ma questa volta il proponente, il capogruppo stesso della Svp, non fa i conti con una sempre più ampia disaffezione verso le provocazioni e così la Svp si ritrova da sola, messa in minoranza al fianco dei soli secessionisti, quelli dichiarati“.

Un autogoal messo a segno dopo la protesta che, da solo, Urzì afferma di avere messo in campo in aula invitando i consiglieri di tutti i gruppi politici a mostrare la volontà di respingere le provocazioni che ciclicamente agitano il Consiglio provinciale.

E questa volta – continua Urzì – invece di Suedtiroler Freiheit all’angolo ci è finita addirittura il partito di maggioranza relativa su cui ha pesato la plateale assenza del presidente della giunta Kompatscher e qualche defezione fra le sue stesse fila.

La Lega, che inizialmente aveva mostrato un atteggiamento più possibilista, alla fine ha votato solo il passaggio più innocuo (quello che chiedeva correttamente il ricorso a metodi pacifici e democratici) ma si è pure messa di traverso, come tutte le altre forze politiche, sulla presa di posizione critica verso le condanne espresse dalla giustizia spagnola verso gli attivisti del movimento indipendentista.

E conclude: “C’è bisogno di chi denuncia questi maldestri tentativi bisogna rimanere sempre vigili e sono contento che la mia sollevazione infine abbia ottenuto l’obiettivo che mi ero prefissato, ossia di marginalizzare le provocazioni. Soddisfazione va espressa anche per la posizione della Lega, che pure come partner di governo, ha assunto una posizione distaccata verso la mozione che la Svp non aveva voluto condividere con nessuno, neppure con i suoi alleati”.

Risultato: sconfessati i provocatori, una svogliata pattuglia di consiglieri Svp obbligati a votare per la mozione del proprio capigruppo (con qualcuno che ha deciso di non attenersi alla disciplina di partito e Kompatscher in fuga), maggioranza sfilacciata, opposizioni disgustate fino alla non partecipazione al voto di molte di loro.

Unica stampella della Svp e dei secessionisti Carlo Vettori, ormai sempre più distante dal centrodestra.

Nei prossimi giorni mi recherò personalmente all’ambasciata di Spagna per testimoniare la mia solidarietà verso il paese ed a rappresentare il fatto che il documento formalmente approvato a Bolzano risulta essere di stretta minoranza e quindi non rappresentativo dei sentimenti degli altoatesini. Come il referendum sulla secessione della Catalogna dalla Spagna, sostenuto solo dal 35,2% della popolazione della regione”.



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