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Covid e quarantena, per la Difensoria Civica “Asl spesso inefficiente nell’aiuto ai cittadini”

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Il 2020 è stato un anno lavorativo molto intenso per la Difesa civica della provincia di Bolzano“. Così la Difensora civica Gabriele Morandell, accolta in aula questa mattina dalla presidente Rita Mattei, ha riassunto questa mattina, in Consiglio provinciale, l’anno trascorso. In particolare la pandemia da Covid-19, ha riferito, ha provocato numerosi reclami da parte di cittadine e cittadini.

Il numero di consulenze, nel 2020, è ben del 43% superiore a quello del precedente anno. “Questo aumento si spiega con le nuove difficoltà e i problemi aggiuntivi vissuti da cittadini e cittadine nell’anno dell’emergenza sanitaria – così Morandell – . Con grande impegno ed energia abbiamo prontamente risposto a e-mail, telefonate, messaggi WhatsApp e videochiamate, cercando di dare a cittadini spesso disperati informazioni esaustive“.

8.428 persone si sono rivolte alla Difesa civica nel 2020. Molti sono stati i reclami in ambito sanitario. “Parecchi cittadini e cittadine che avevano contratto il coronavirus hanno aspettato invano le disposizioni relative alla quarantena – si legge in una nota della difensoria – . Il più delle volte, l’Azienda sanitaria non era raggiungibile telefonicamente, e anche le e-mail all’indirizzo indicato nei documenti sono rimaste senza risposta: una situazione che ha portato alla disperazione molte persone. Anche il sito web forniva solo parzialmente risposte pertinenti a domande importanti, o non provvedeva agli aggiornamenti: di conseguenza, ai cittadini spesso mancavano anche le più semplici informazioni“.

Altri problemi si sono riscontrati, come è noto, anche per quanto riguarda le visite alle residenze per anziani. Nel 2020 sono stati infatti molti i reclami e le richieste di informazioni che riguardavano il diritto di visita nelle case di riposo per anziani. 

Molte case di riposo hanno tenuto chiuse per mesi le proprie strutture a causa delle malattie da coronavirus contratte dai residenti, tanto che le visite dei famigliari sono state vietate, o fortemente limitate, per lunghi periodi, cosa che ha portato i parenti alla disperazione.

Numerose residenze negavano ai loro ospiti il permesso di uscire da soli, e in molti casi, nulla è cambiato nella rigida regolamentazione delle visite anche dopo la vaccinazione da coronavirus degli stessi ospiti e personale infermieristico. In queste situazioni, i parenti desideravano ardentemente trovare il modo di vedere i loro cari, e mentre alcune strutture hanno cercato di individuare soluzioni adeguate, altre semplicemente non hanno mostrato alcuna disponibilità, chiudendosi anche al dialogo“.



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