Politica
Covid, Bechis (Il Tempo): “Il Cts voleva lasciare aperti ristoranti e bar. Il Governo giustifichi ora la decisione”
“Il Comitato Tecnico Scientifico nazionale non avrebbe ordinato la chiusura di bar e ristoranti“. A scoprire quella che pare essere una clamorosa gabola è il direttore del Tempo Franco Bechis che rende pubblico quello che ormai si preannuncia come il grande mistero delle chiusure in Italia come misura di prevenzione da contagio Covid-19. Chiusure che, lo ricordiamo, hanno messo in ginocchio centinaia di migliaia di esercenti nel campo della ristorazione ma anche gestori di bar e pub ovunque sparsi per la penisola.
Bechis, attraverso un documento datato 17 ottobre 2020 afferma di avere scoperto che contrariamente a quanto detto pubblicamente non sarebbero stati gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico a proporre le chiusure serali dei locali come avrebbe poi deciso un dpcm pochi giorni dopo.
Il Cts infatti riteneva validi i protocolli in base ai quali i ristoratori avevano messo in sicurezza i locali e semmai proponeva controlli più rigidi sul rispetto delle prescrizioni fornite a maggio. Più controlli per pizzicare i furbetti, ma cena al ristorante possibile per tutti.
Ecco il testo messo a verbale quel 17 ottobre e riportato dal quotidiano il Tempo: “Per ciò che concerne il settore della ristorazione, il CTS rimarca il rigoroso rispetto e controllo delle misure già più volte indicate ed oggetto delle norme attualmente in vigore (es. distanziamento, prevenzione degli assembramenti, obbligo nell’uso della mascherina negli esercizi commerciali e di ristorazione) con intensificazione della vigilanza e delle azioni di contrasto che devono essere rese più agevoli nella loro possibilità di adozione (es. obbligo di affissione del numero massimo di clienti che è possibile accogliere negli esercizi). Il CTS suggerisce la coerenza della limitazione già prevista dalle raccomandazioni vigenti per i contesti domestici relativa al numero massimo di persone che possono condividere il medesimo tavolo all’interno dei locali di ristorazione”.
Quei locali dunque per gli scienziati potevano restare aperti in sicurezza. Sarebbe stato quindi solo il governo a decidere diversamente, mostrando un atto immotivato e persecutorio nei confronti delle partite Iva? Se sarà confermato che il Comitato Tecnico scientifico non ha mai chiesto di chiudere i ristoranti, sarà palese a tutti che il Capo del Governo ha deciso in autonomia di penalizzare un comparto che aveva adottato tutte le procedure di sicurezza richieste. Una decisione, nel caso, gravissima.
(c.c.)
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