Politica
Corsi e ricorsi della politica: chi ha nostalgia della Prima Repubblica?
Alla fine tutto sembra tornare da dove era partito; cioè dalla Prima Repubblica.
In Italia ci sono stati anni nei quali si riteneva che la causa di tutti i mali fosse il centro politico che una volta distrutto avrebbe dato origine a due poli, sulla falsariga di quanto accade in America. E la legge maggioritaria fu proprio espressione del grande cambiamento.
Non solo, ma ad essere considerate superate furono anche le ideologie e così si chiusero le scuole di partito che avevano il grande merito di formare dei politici di professione.
Così se prima nelle liste elettorali c’era una quota minima di rappresentanti della società civile, utile più che altro a raccattare voti, si è passati a liste unicamente composte da elementi della società civile prestati alla politica e con in politici presenti come razza in via d’estinzione.
Il cambiamento alla lunga però non ha funzionato ed allora c’è stata una corsa a testa bassa a ricostituire quel centro politico che da causa di tutti i mali, è improvvisamente diventato la soluzione di tutti i problemi.
L’ultimo in ordine di tempo è Matteo Renzi che ha lasciato il PD per spostarsi al centro anche in contrapposizione con un PD che si è gettato a sinistra come mai aveva fatto nella sua storia.
Nulla di strano se si ricordano le molteplici correnti di sinistra presenti dentro la Democrazia Cristina nei tempi d’oro.
DC che a sua volta è stata rifondata, alla pari del PSI e dei Repubblicani che dopo essere confluiti in Forza Italia, si sono ricostituiti in gruppo autonomo.
In Forza Italia ci sono anche i liberali: si ha proprio la sensazione che tutto sia cambiato, ma con l’obiettivo di non cambiare nulla. E qui Giovanni Tomasi di Lampedusa con il suo Gattoparto insegna.
Alla politica italiana è impedito di avere fantasia – Lega docet – ed alla fine a comandare sono sempre gli stessi.
In che modo si potrebbe interpretare la puntuale indagine avviata nei confronti di Alberto Bianchi renziano doc per traffico di influenze, se non come un ammonimento nei confronti di Renzi.
Della serie ti sei voluto staccare dal PD, ma adesso allineati se no ti distruggiamo in un lampo.
Se perché la magistratura non ubbidisce certo a questi estemporanei potenti più teorici che reali, quanto piuttosto alla vecchia nomenclatura, la famosa “ premiata ditta” che non ha mai perso il controllo della situazione.
“La ditta” altro non è che i vari D’Alema, Bersani, Prodi, Fassino che solo apparentemente sono caduti nell’oblio e che dopo l’addio di Renzi stanno scaldando i motori per ripartire con il loro vecchio (in tutti i sensi) partito.
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