Alto Adige
Coronavirus: via definitivo al test su larga scala in Val Gardena
In Val Gardena si era verificato uno dei primi focolai di infezioni da Covid in Alto Adige. Nel contesto di un progetto di studio, che coinvolgerà i 3 comuni di Ortisei, Santa Cristina e Selva Gardena, sta per partire un programma di test ad ampio raggio su circa 3.000 persone.
In occasione di una conferenza stampa di oggi (20 maggio), l’Assessore provinciale Thomas Widmann e i responsabili dell’Azienda sanitaria hanno presentato il progetto.
Si tratta di un progetto senza uguali: un numero molto elevato di test doppi (un tampone PCR e un test sierologico saranno effettuato dal 26 maggio all’8 giugno su persone selezionate) eseguiti in una determinata area è qualcosa di unico nel suo genere.
Michael Mian, ematologo dell’ospedale di Bolzano e responsabile dello Studio, spiega: “Questi test, effettuati in collaborazione con l’Università di Innsbruck, ci permetteranno non solo di attuare il motto dell’OMS ‘testare, testare, testare’, ma anche di determinare quante persone siano venute in contatto con il virus e abbiano sviluppato anticorpi. A tal fine, l’Istituto provinciale di Statistica ASTAT, ha indicato in circa 3.000 il numero di persone considerate come rappresentative. Queste saranno invitate per iscritto e la loro partecipazione sarà naturalmente su base volontaria – attribuiamo grande importanza al consenso informato. I test – gratuiti – si svolgeranno presso il Centro della Protezione Civile di Santa Cristina“.
L’obiettivo, oggi, è quello di avere una visione d’insieme della situazione. Tuttavia, questo dovrebbe essere solo un primo passo poiché lo Studio darà inizio alla creazione di una vasta banca di dati, oltre che di una banca del sangue, in Alto Adige.
I test, secondo Christina Troi, Primaria del Laboratorio dell’ospedale di Bressanone, offrono un’elevata qualità diagnostica. Ad esempio, un tampone PCR ci dice solo se un’infezione è ancora in corso, ma non se il contatto con il virus è già avvenuto nel caso in cui non venga rilevata un’infezione.
Secondo la Troi, inoltre, un test sierologico da solo ha il vantaggio di fornire informazioni sulla presenza di anticorpi, ma non su un’eventuale infezione in atto: “La combinazione di entrambi i test ci fornisce un elevato valore diagnostico: non solo possiamo dire con certezza se la persona sottoposta al test è ancora infetta, ma anche se ha già contratto la malattia”.
Anche Dagmar Regele, Direttrice del Dipartimento di Prevenzione, è dello stesso avviso: “Con questi test a tappeto non testiamo più i singoli individui potenzialmente infetti, ma anche le persone asintomatiche, quasi un’intera valle. Questo cambiamento di paradigma nell’attività di test ci permette di avere un quadro esatto di quante persone, in un determinato luogo, siano realmente infette o abbiano già superato la malattia. Le informazioni ottenute ci consentiranno di trarre conclusioni più ampie. Le persone testate potranno scaricare i referti online direttamente su asdaa.it“.
Oltre al Laboratorio di Virologia dell’Università di Innsbruck, nello Studio sono coinvolti anche l’Istituto di Biomedicina dell’Eurac (a fini di ricerca verrà prelevata ad hoc una provetta di sangue e il materiale biologico verrà conservato nella biobanca Eurac per essere usato per futuri studi di epidemiologia genetica in relazione al Covid19), l’Istituto di Medicina Generale dell’Alto Adige e l’Istituto provinciale di Statistica ASTAT.
(e.c.)
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