Benessere e Salute
Coronavirus, l’impatto psicologico di isolamento e quarantena: come contrastarlo
La crescente diffusione del virus COVID 19 ha imposto l’adozione di opportune ed intelligenti misure di salute pubblica che prevedono, tra l’altro, la quarantena obbligatoria per determinate categorie di soggetti nonché un invito alla riduzione dei contatti sociali per tutta la popolazione.
Ribadito con forza che tali misure sono assolutamente necessarie, opportune ed utili nel contrasto all’epidemia in corso, e che ad esse vanno le più calde raccomandazioni di adesione, rimane comunque opportuno aiutare i cittadini ad affrontare dal punto di vista psicologico queste importanti modificazioni dello stile di vita.
Diversi sono gli studi epidemiologici, tra questi il più noto “The psychological impact of quarantine and how to reduce it: rapid review of the evidence” pubblicata da The Lancet nello scorso febbraio, che ci aiutano a comprendere come alcuni effetti psicologici negativi siano una reazione normale e diffusa tra le persone in condizioni di prolungato isolamento.
Tra questi si riconosco soprattutto sintomi associabili allo stress post-traumatico, paura, frustrazione, nervosismo, irritabilità, disturbi del sonno, confusione, noia, depressione e il ricorso a strategie disadattive di gestione del malessere come agiti impulsivi o abuso di alcol e sostanze.
Sempre da questo filone di ricerche pare emergere anche che la giovane età, il genere femminile, un basso livello di istruzione, la pregressa presenza di disturbi psichici o l’essere esposto in maniera più massiccia come nel caso degli operatori sanitari, siano collegati ad una maggiore probabilità di sviluppo di difficoltà psicologiche in conseguenza a periodi di isolamento più o meno rigidi e prolungati.
Sono stati infine mappati i principali elementi di destabilizzazione psicologica che normalmente seguono i periodi di isolamento imposto e che riguardano, tra le altre, le perdite economiche in grado di generare instabilità a livello familiare e sociale come anche i comportamenti di stigmatizzazione, colpevolizzazione ed isolamento che possono colpire soprattutto i malati e i loro familiari anche dopo la completa guarigione.
Entrare in isolamento può quindi essere un’esperienza in parte spaventosa, dai potenziali effetti psicologi negativi a lungo termine. Il fatto che questi effetti durino per mesi o addirittura anni non deve inficiare la bontà della misura dal punto di vista sanitario e preventivo ma deve essere un elemento di attenzione per istituzioni e popolazione e indicare che é necessario pianificare e mettere in pratica misure adeguate per ridurre al minimo l’impatto psicologico di questo tipo di emergenze.
La citata ricerca evidenzia infatti anche che, al fine di ridurre al minimo l’impatto psicologico sulle persone, isolamenti e quarantene debbano essere il più brevi possibile; debbano venire accompagnati da chiare informazioni e da garanzie di ampia, rapida e agevole disponibilità di beni di consumo.
Dal punto di vista più strettamente individuale e psicologico può fare la differenza l’agire a riduzione di sentimenti di noia e frustrazione rinforzando la comunicazione a distanza con la propria rete sociale, famigliare, amicale.
Risulta altresì assai importante sottolineare, rinforzare e premiare da parte di tutti il valore altruistico, pro sociale e di grande responsabilità che gli atteggiamenti di volontaria riduzione o esclusione dei contatti sociali da parte dei singoli meritano in condizione di emergenza sanitaria acuta.
Esiste infine evidenza che l’attivazione di gruppi di sostegno e supporto psicosociale, offerti in via telematica per le persone isolate, contribuiscano in modo importante al mantenimento di una più solida serenità psichica. In merito anche a livello locale si stanno cominciando ad attivare offerte di consulenza psicologica on line, per intervenire in sicurezza a rinforzo della serenità dei singoli.
In conclusione, isolamento diffuso e quarantene sono delle misure sanitarie importanti, significative e senz’altro raccomandabili. In base alla loro durata e rigidità presentano però purtroppo ricadute psicosociali negative anche a lungo termine.
Per questo, con particolare riferimento alle fasi successive dell’emergenza sanitaria acuta che stiamo incontrando, rimane sensato seguire le evidenze che la ricerca ci propone e considerare, programmare ed attuare, per il benessere a lungo termine della nostra comunità, anche un progressivo rinforzo del settore della salute psicosociale in termini di personale, mezzi, risorse e programmi.
Il contributo per La Voce di Bolzano è del dottor Michele Piccolin, psicologo, perfezionato in psicologia e neuropsicologia forense e consigliere Ordine degli Psicologi della Provincia di Bolzano.
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