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Coronavirus, il decreto: ‘chiuse’ 14 province tra Lombardia, E Romagna, Piemonte e Marche

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E’ stata firmata nella notte tra sabato e domenica dal premier Conte la versione definitiva del decreto che da oggi e fino al prossimo 3 aprile imporrà restrizioni preventive del contagio da Coronavirus.

Le misure, che convolgeranno in totale oltre un quarto della popolazione italiana, riguardano le regioni Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte. Rispetto alla bozza presentata ieri (7 marzo) in serata, si allargano a 14 province le limitazioni in entrata e in uscita.

Parliamo delle province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio-Emilia, Modena, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria, Verbano-Cusio-Ossola, Novara, Vercelli e Asti.






L’ingresso e l’uscita dai territori sopra menzionati è consentita solamente per motivi gravi e giustificati. Gli spostamenti interni sono permessi solo se sono “indifferibili”, ovvero se si tratta di “spostamenti motivati da indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza».

Tra le altre misure, vi è la chiusura alle 18 per bar e ristoranti (apertura alle 6), rispettando la misura di un metro pena la sospensione dell’esercizio pubblico.

Distanza di un metro obbligatoria anche per i clienti di negozi, mercati e TUTTE le attività commerciali. Se questo non fosse possibile per motivi di metri quadri o strutturali, verrà ordinata la chiusura dell’attività per tutto il periodo previsto di restrizione.

L’obbligo di vietare assembramenti di persone è una conseguenza naturale da rispettare, quindi niente eventi, incontri, spettacoli, dai cinema ai musei alle attività sportive; le attività di pub, discoteche, sale bingo, sale giochi.

Chiusi anche palestre, piscine, centri benessere e termali, musei, teatri, centri sociali e culturali, centro ricreativi. Stop anche alle lezioni scolastiche e universtarie e ai concorsi pubblici (esclusi quelli telematici e per il personale sanitario).

Vietate le riunioni di lavoro da sostituire nell’eventualità con lo smart working. I luoghi di culto potranno restare aperti, purché siano in grado di garantire che non ci siano «assembramenti di persone».

Restano altresì sospesi gli eventi sportivi e competizioni di ogni ordine e disciplina ma il loro svolgimento rimane permesso assieme agli allenamenti degli atleti agonisti, purché essi si svolgano a porte chiuse e, se all’aperto, in assenza di pubblico.

L’accesso a ospedali, Rsa, hospice, strutture residenziali per anziani e Pronto soccorso da parte di parenti e visitatori è “limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura“, che è “tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione“.

Sono «sospesi» i congedi ordinari del personale sanitario e tecnico, nonché del «personale le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale».

Nel caso del manifestarsi di una «sintomatologia da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5° C» si raccomanda di rimanere a casa e contattare il proprio medico, limitando da subito tutti i contatti sociali.



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