Economia e Finanza
CNA Impresa Donna: “In crisi i settori con maggior presenza rosa, ma tiene un’imprenditrice su due”
Più di una imprenditrice o lavoratrice autonoma su due, anche in Trentino Alto Adige, non si è fatta travolgere, nemmeno psicologicamente, dall’annus horribilis 2020. Addirittura quasi il 40% di questa platea in rosa l’anno scorso si è impegnato in maniera proattiva, a esempio riorganizzando la propria attività, o ha continuato a lavorare registrando a fine anno risultati economici positivi. Viceversa, il 47% circa assicura che, se l’emergenza non sarà superata in breve tempo, potrebbe ridimensionare fortemente la propria attività (39,1%) o addirittura chiudere i battenti (8,3%). E’ quanto emerge da una indagine condotta dal Centro studi CNA in collaborazione con CNA Impresa Donna in occasione della festa della donna in un campione rappresentativo di iscritte alla Confederazione.
“Il 2020 è stato un anno particolarmente duro per le donne lavoratrici, sia autonome sia dipendenti – evidenziano Maria Rosaria D’Agostino, referente di CNA Impresa Donna in Regione, e Patrizia Balzamà, esponente di CNA Alto Adige nel Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio -. La crisi, infatti, ha picchiato in particolare le attività dove sono presenti in maggior misura le donne. Degli oltre 440mila posti di lavoro persi l’anno scorso in Italia, rileva l’Istat, il 70% circa era occupato da donne e questo in un Paese che ha il più basso tasso di occupazione femminile, Grecia esclusa”.
L’asimmetria dell’impatto della crisi sul mercato del lavoro discende dal fatto che i settori maggiormente bersagliati dalla crisi sono quelli che rientrano in filiere (moda, turismo, attività culturali, servizi alla persona) dove maggiore è la presenza femminile in termini di occupazione. E dove è anche maggiore la presenza femminile nell’imprenditoria e nel lavoro autonomo. Anche l’occupazione indipendente femminile è uscita ridotta dall’annus horribilis.
A livello psicologico, risultati economici a parte, il 2020 ha avuto un impatto perlopiù negativo: il 60,5% delle intervistate lo ha vissuto con sentimenti di preoccupazione, all’opposto il 37,5% ha affermato di aver guardato al futuro con speranza e fiducia. Le imprenditrici più pessimiste sono soprattutto quelle la cui attività è stata fondata prima del nuovo millennio. A reagire con maggiore carattere le imprenditrici che hanno fondato da sé la propria attività.
Le imprenditrici maggiormente critiche nei confronti della politica sono anche quelle per le quali le tante difficoltà riguardanti la gestione dell’impresa non sono state compensate da misure di ristoro fatte su misura per le donne imprenditrici. Le imprenditrici “ottimiste” esprimono invece un maggior favore per quelle misure in grado di favorire la gemmazione di nuove attività (finanziamenti agevolati e a tasso zero per avviare nuove imprese) e il consolidamento di quelle esistenti: percorsi di assistenza tecnico-gestionale e investimenti nel capitale a beneficio delle imprese. Infine, anche la valutazione delle misure ritenute più idonee per favorire la conciliazione famiglia-lavoro delle imprenditrici e delle lavoratrici autonome appare influenzata dal modo in cui le imprenditrici hanno vissuto l’anno della pandemia.
Se infatti, complessivamente quasi il 51,4% delle intervistate indica negli investimenti in servizi per l’infanzia (asili nido e scuole materne) e per l’assistenza agli anziani la misura su cui puntare principalmente, questa preferenza viene espressa con maggiore decisione dalle imprenditrici “più reattive” (quasi il 55%). Rispetto alla media campionaria, le imprenditrici “più preoccupate” esprimono invece un maggior favore per misure fruibili nell’immediato (assegno per unico per figli a carico e voucher per acquistare servizi utili alla conciliazione famiglia-lavoro) ritenute le più necessarie per compensare, almeno in parte, la riduzione del reddito derivante dalla crisi.
In questo contesto si inserisce la proposta di Rete Economia Donna di rafforzare la sinergia tra I Comitato per l’imprenditoria femminile di Trento e Bolzano, creando in ogni provincia lo Sportello Donna unificato che aiuti le donne imprenditrici e lavoratrici autonome a orientarsi nella selva delle misure di welfare, di sostegni al reddito, di ristori aziendali, aiuti per la conciliazione lavoro-famiglia e, oggi più che mai, scadenze e misure sanitarie. Inoltre, si ritiene necessario l’inserimento, nei criteri per i ristori provinciali e statali, di punteggi e importi maggiorati per le imprese in rosa, oltre a procedure sburocratizzate, agili, semplici.
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