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Trentino

Chico Forti torna a Trento e riabbraccia sua madre tra emozioni e applausi

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Chico Forti, il detenuto trentino di 65 anni condannato all’ergastolo negli Usa per omicidio, ha fatto ritorno nella sua città natale, accolto da un caloroso applauso. Dopo 24 anni di carcere, Forti ha ottenuto un permesso speciale dai giudici di sorveglianza per fare visita a sua madre, 96 anni, nel quartiere di Cristo Re.

L’emozionante incontro si è svolto ieri pomeriggio, alle 15, quando Forti è arrivato sotto l’appartamento della madre, scortato dagli agenti della polizia penitenziaria. La folla, composta da giornalisti, operatori e alcuni curiosi, ha salutato il suo arrivo con entusiasmo.

Durante la visita, Forti ha espresso il suo affetto con parole toccanti: “Mamma, ti voglio bene. Sono qua per te”, ha detto, come raccontato dallo zio Gianni. Nonostante l’invito della madre a gustare i canederli, tipico piatto trentino, Forti ha declinato dicendo di non avere fame.






Lo zio di Forti ha condiviso anche la resilienza della madre, nonostante l’età avanzata: “La mamma è bella pimpante per la gioia di rivedere suo figlio. Abbiamo tanto pianto e tanto sofferto e ora è giusto gioire un po’”, ha detto Gianni, sottolineando l’ironia e lo spirito combattivo che hanno sempre caratterizzato Chico.

L’uscita temporanea di Forti dal carcere di Verona, dove era ospitato dopo il suo rientro dall’estero, è stata segnata da momenti di forte solidarietà. “Chi resiste per 24 anni in un carcere? Un eroe”, ha commentato lo zio, evidenziando la durezza della vita in detenzione.

All’arrivo di Forti, anche i membri del comitato “Una chance per Chico”, tra cui Sergio Boscheri e Vittorio Ciurletti, erano presenti per esprimere il loro supporto. “Oggi per noi è un giorno di gioia. Siamo coesi per dargli il benvenuto”, hanno detto, annunciando che presto visiteranno Forti in carcere per continuare a sostenerlo.

Questo ritorno a casa, seppur breve, si è trasformato in un momento di celebrazione e speranza per Forti, per la sua famiglia e per tutti coloro che lo hanno supportato durante i lunghi anni di detenzione.



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