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Chi è il Killer di Sharon Verzeni? Ecco come si è arrivati al suo arresto

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Due cittadini stranieri hanno svolto un ruolo cruciale nell’identificazione del killer di Sharon Verzeni, segnalando la sua presenza nelle vicinanze del luogo dell’omicidio ai Carabinieri.

Queste informazioni sono state confermate dalla procuratrice facente funzione Maria Cristina Rota e dalle forze dell’ordine. I due testimoni avevano anche riferito di un’altra “figura sospetta,” che tuttavia si è rivelata estranea alle indagini.

Il coltello usato per uccidere Sharon Verzeni è stato ritrovato sepolto in un’area verde lungo l’argine del fiume Adda, nei pressi di Medolago. È stato lo stesso Moussa Sangare (nella foto sotto)a indicare il luogo in cui aveva nascosto l’arma, che è stata recuperata dai Carabinieri nella mattina successiva.

L’arma sembra essere uno dei coltelli di un ceppo trovato nella casa dell’indagato. Inoltre, i militari, con l’aiuto dei sommozzatori, hanno recuperato un sacchetto contenente indumenti e scarpe compatibili con quelli indossati da Sangare la notte tra il 29 e il 30 luglio, data dell’omicidio.

Sangare avrebbe scelto Sharon Verzeni in maniera del tutto casuale, dopo aver tentato però di interagire con altre persone. L’uomo, “come da lui stesso dichiarato” avrebbe “puntato il coltello contro due ragazzini di 15-16 anni, minacciandoli”. 

Proprio ai due giovani la procuratrice Rota si è rivolta, invitandoli in caso a “presentarsi in una caserma dei carabinieri o al comando provinciale per riferire se erano presenti e se effettivamente si è verificata questa minaccia”.

Prima dei due ragazzini – sempre stando a quanto ha confessato dal 31enne – l’uomo avrebbe “individuato un soggetto, a cui non sembra aver rivolto minacce”. Dopo le minacce ai giovanissimi, nei cui confronti non ha intrapreso altre azioni, Sangare si è imbattuto nella sua vittima.

L’uomo quando l’ha incrociata su via Castegnate proveniva dalla direzione opposta, “evidentemente ha deciso di fare inversione di rotta e seguire la vittima fino al momento dell’aggressione”, che non è stata ripresa dalle telecamere, con l’omicidio compiuto con 4 coltellate.

Va detto che il 31enne, che fa uso di stupefacenti e che vive nell’assoluto degrado, è indagato anche per maltrattamenti nei confronti della madre e della sorella. A quest’ultima in particolare avrebbe puntato contro un coltello. Dal momento della denuncia l’uomo non viveva più con le due donne.

Il procedimento penale che coinvolge Moussa Sangare, già indagato per maltrattamenti in un caso risalente a maggio 2024, è attualmente nella fase di chiusura delle indagini. L’accusa nei confronti di Sangare include anche il tentato accoltellamento della sorella. Secondo un testimone vicino di casa il 31 enne, nato in Italia con i genitori della Costa d’Avorio, quando non fa uso di stupefacenti è persona molto tranquilla. Quando invece «È fatto – ha detto il testimone – diventa un’altra persona, fuori di testa e molto aggressivo».

Era ritornato dall’Inghilterra dove per alcuni mesi aveva lavorato come aiuto pizzaiolo. Da quel momento – raccontano molti testimoni – era profondamente cambiato. Aveva occupato un casa in modo abusivo e all’interno del condominio terrorizzava tutti gli inquilini. Ha tentato anche di incendiare un appartamento. Aveva una grande passione: la musica

Sangare, il 31enne fermato per l’omicidio di Sharon Verzeni, è stato accusato di premeditazione poiché, secondo le indagini, è uscito di casa con quattro coltelli, dimostrando l’intenzione di colpire qualcuno. La procuratrice aggiunta di Bergamo, Maria Cristina Rota, ha dichiarato durante una conferenza stampa che non vi è alcun movente religioso o terroristico, né risultano legami dell’indagato con movimenti religiosi. Ha sottolineato come Sharon Verzeni sia stata una vittima casuale, così come avrebbe potuto esserlo chiunque altro si fosse trovato sul suo cammino.

La procuratrice Rota ha inoltre lanciato un appello a due adolescenti di 15-16 anni che, secondo le dichiarazioni di Sangare, erano stati minacciati con un coltello prima che lui scegliesse casualmente Sharon Verzeni come vittima. Nonostante fossero presenti sulla scena del crimine, i due ragazzi non si sono ancora fatti avanti. “L’invito è a presentarsi in una caserma per fornire un riscontro a quanto acquisito,” ha aggiunto Rota, precisando che l’attacco a Sharon Verzeni è avvenuto dopo che l’assassino aveva desistito con i due giovani.

L’avvocato di Sangare, Giacomo Maj, ha suggerito la possibilità di una problematica psichiatrica, definendo il comportamento del suo assistito come “un gesto senza senso, senza spiegazioni né motivazioni.

Durante la conferenza stampa di oggi, 30 agosto, la Procura di Bergamo ha mostrato un’immagine delle telecamere di videosorveglianza che riprende il momento in cui Sangare fugge in bicicletta dalla scena del delitto. L’immagine più nitida, catturata da una videocamera, è stata diffusa durante l’incontro.

 

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