Val Pusteria
Caccia sostenibile, opportunità o provocazione? Se ne parla ai Colloqui di Dobbiaco

Günther Rabensteiner, presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige: “Qui le popolazioni di selvaggina sono costantemente monitorate, si applicano rigorosi requisiti di legge e le operazioni di caccia sono strettamente supervisionate dagli agenti venatori. E regolando le popolazioni di selvaggina, la caccia non solo svolge un’importante attività di interesse pubblico, ma rende disponibile anche una fonte alimentare di alta qualità”.
Sarà un’escursione guidata con Günther Rabensteiner, presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige, venerdì 30 settembre, ad aprire la 33^ edizione dei Colloqui di Dobbiaco, laboratorio d’idee per la svolta ecologica in programma nel centro altoatesino fino a domenica 2 ottobre.
Quest’anno si approfondirà il ruolo dell’etica animale nel dibattito sulla sostenibilità, indagando le violente contraddizioni nel rapporto che intercorre fra uomini e animali. Una provocazione – l’inaugurazione di una tre giorni sui diritti degli animali con un incontro dedicato alla caccia – che ha fatto discutere il pubblico che da decenni segue la manifestazione, ma che per Rabensteiner è in realtà solo apparente.
“Caccia e sostenibilità vanno molto d’accordo. Così come la pratichiamo in Alto Adige – spiega – soddisfa tutti i requisiti per essere considerata sostenibile: le popolazioni di selvaggina sono costantemente monitorate, si applicano rigorosi requisiti di legge e le operazioni di caccia sono strettamente supervisionate da organi di controllo professionali, gli agenti venatori”.
Così regolamentato, “l’esercizio venatorio assicura che le popolazioni di fauna selvatica rimangano adattate all’habitat che le ospita. Nel paesaggio plasmato dall’uomo in cui viviamo – prosegue Rabensteiner – la selvaggina non si autoregola. Per questo motivo, qualche giorno fa, è stata autorizzata la caccia selettiva al cervo anche nel Parco Nazionale dello Stelvio, dove la caccia è altrimenti vietata.
Come nel Parco Nazionale, anche nel resto del territorio la caccia ha il compito di non permettere alle popolazioni di selvaggina di crescere troppo, altrimenti causerebbero considerevoli danni alla foresta e all’agricoltura. I rappresentanti della silvicoltura sottolineano ripetutamente che le popolazioni di fauna selvatica devono essere tenute sotto controllo, altrimenti i boschi non riescono a rinnovarsi sufficientemente. Se non esistessero i cacciatori, sarebbero i funzionari pubblici a doversi assumere questo compito, come già avviene nel cantone svizzero di Ginevra, cosa che costa al contribuente diversi milioni di franchi”.
Sempre nella prima giornata dei Colloqui di Dobbiaco si parlerà di caccia anche nella tavola rotonda serale al Centro Culturale Euregio Gustav Mahler – moderata da Evi Keif – con il blogger vegano Daniel Felderer, Matthias Gauly, della Libera Università di Bolzano, Silvia Schroffenegger, guardia zoofila onoraria, e Julia Tonner, cacciatrice.
“I cacciatori hanno molto da raccontare e da trasmettere alle persone sulla natura e sugli animali dei nostri boschi. Regolando le popolazioni di selvaggina – conclude il presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige – la caccia non solo svolge un’importante attività di interesse pubblico, ma rende disponibile anche una fonte alimentare di alta qualità. Anche il WWF tedesco, in una guida sulla carne, ha invitato a consumare quella di cervo locale come opzione migliore.
Rispetto ad altre carni, la selvaggina è un prodotto puramente naturale e, in termini di etica animale, evidentemente preferibile a qualsiasi altra. L’uomo fa parte della natura e ha il compito di gestirla in modo responsabile. Abbiamo un solo pianeta e dobbiamo fare in modo che la nostra impronta ecologica rimanga la più leggera possibile.
Oggi la maggior parte di chi consuma regolarmente carne acquista un prodotto a basso costo al supermercato, senza pensare alla sua origine, al modo in cui questo alimento viene prodotto. La sofferenza animale causata dagli allevamenti intensivi viene completamente ignorata. Il motto dovrebbe essere: meno è meglio! È meglio mangiare meno carne, ma di qualità superiore, ad esempio carne di selvaggina o proveniente da allevamenti rispettosi delle specie animali”.
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