Italia ed estero
Beatrice lascia le capre di Agitu: “Non posso a mie spese”. Il pasticcio dei fondi destinati al sogno della pastora
Hanno portato via le caprette di Agitu. Le hanno caricate su diversi mezzi e trasportate in altri luoghi e presso diversi allevatori che si prenderanno cura di loro, da Lavarone a Vallarsa. Ad annunciarlo tramite un post pubblicato sul suo profilo Facebook è Beatrice Zott, la 19enne mochena che fino a ieri ha accudito gli animali e che ora, a malincuore, ha dovuto salutare.
“Oggi le capre di Aghi sono state portate via. Numerosi allevatori hanno preso gli animali in affidamento – scrive Beatrice sul social – . Ci si affeziona in così poco tempo… È stato triste vederle su un camion e vederle separare… Mi è stato chiesto di accudire gli animali fin quando non si sarebbe presa una decisione… (…) Ed infine mi hanno chiesto di prenderle in affidamento, ma non posso permettermelo, a mie spese non avrei potuto… Spero di rivederle sulle montagne e sui pascoli della valle dei Mocheni, dove sono nate, dove anche loro hanno oggi lasciato un pezzo di cuore“.
E alle centinaia di malinconici messaggi di solidarietà che gli utenti del social hanno le hanno rivolto, si stanno aggiungendo in queste ore anche quelli di chi si chiede dove siano finite oggi le promesse di sostegno e soprattutto gli oltre 100mila euro della raccolta fondi lanciata a fine dicembre 2020 per “continuare il sogno della pastora etiope“.
Un’iniziativa molto fortunata che già l’8 gennaio del nuovo anno aveva raggiunto l’obiettivo. “Agitu Ideo Gudeta aveva un sogno grandissimo” scriveva Zebenay Jabe Daka, organizzatore della raccolta e presidente dell’associazione Amici dell’Etiopia.
“Per onorare la memoria di questa imprenditrice fiera e coraggiosa, per coltivare i suoi progetti, coloro che hanno voluto bene ad Agitu promuovono una raccolta fondi (…) Il suo gregge di capre non deve essere smantellato, le terre che lei aveva affittato non devono tornare ad essere abbandonate”, si leggeva sulla celebre piattaforma di raccolta gofundme.com (questo il link all’iniziativa).Inoltre, i fondi verranno utilizzati per aiutare la famiglia a far fronte alle spese del trasferimento della salma in Etiopia“, concludeva il testo della descrizione.
E se è sacrosanto diritto della compianta imprenditrice realizzare un degno ritorno nella propria terra natia dopo la sua morte (nonché dei parenti di poter avere almeno una tomba su cui piangere la propria cara strappata con la violenza alla vita) sono in molti oggi a chiedersi come verranno destinati i soldi restanti, dato che a quanto pare non sono al momento stati devoluti alla continuità del grande sogno della pastora.
Se così fosse stato, forse l’impegno di Beatrice Zott sarebbe potuto proseguire, almeno per un po’, senza intoppi. Ma il pasticcio è presto servito. I fondi sembrano essere stati momentaneamente accantonati. Ma in attesa di cosa? Il rammarico della ragazza è evidente. Rispondendo ad alcune critiche circa l’abbandono dell’affidamento, Zott risponde giustamente piccata.
“Mi è stato chiesto di accudire gli animali, la cosa da quanto mi era stato detto era finanziata, dopo venti giorni mi hanno richiamata e mi hanno chiesto se a mie spese posso gestire le capre, io non posso permettermelo (…) se sapevo fin dall’inizio che dovevo gestire a mie spese gli animali non avrei accettato, non avrei potuto. Ho fatto del mio meglio finché me lo hanno permesso poi hanno preso un’altra decisione, senza che io lo sapessi“.
Dello spostamento delle caprette, tra il resto, pare non fosse informata nemmeno l’Associazione Amici d’Etiopia. A rallentare i tempi anche l’ipotesi dell’attesa per la decisione della famiglia sull’accettare o meno l’eredità.
La curatrice del patrimonio avrebbe deciso nel frattempo per il trasferimento degli animali in sicurezza, dato il clima rigido di gennaio e la Federazione provinciale allevatori non avrebbe potuto, dal canto suo, finanziare un progetto di cui non possiede la titolarità, nemmeno a livello proprietario.
Resta l’amaro di un progetto incompiuto, almeno per il momento, nella memoria di Agitu.
(e.c.)
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