Benessere e Salute
AstraZeneca ritira il vaccino Vaxzevria dall’UE: può causare la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS) oltre a non essere più richiesto
AstraZeneca ha annunciato il ritiro del vaccino Vaxzevria dal mercato europeo, a causa della scarsa domanda e della disponibilità di altre opzioni vaccinali più efficaci contro le nuove varianti di Covid-19. L’azienda anglo-svedese ha informato l’Adnkronos Salute che non prevede una futura richiesta per questo prodotto.
Marco Cavaleri, responsabile per i Rischi sanitari e le Strategie vaccinali presso l’Agenzia europea del farmaco (Ema), ha confermato che il processo di ritiro è già stato avviato con la Commissione europea. Questa decisione è in linea con le raccomandazioni dell’Ema, che suggeriscono il ritiro dei vaccini non più utilizzati o aggiornati.
L’Etf, la Task force emergenze presieduta da Cavaleri, aveva già indicato nei documenti del 16 febbraio e del 30 aprile la necessità di aggiornare i vaccini anti-Covid per la campagna vaccinale del 2024-2025, adattandoli alle sottovarianti Omicron JN.1. L’Ema si aspetta che tutti i vaccini basati sul ceppo originale di Wuhan vengano ritirati dal mercato.
I dati finanziari di AstraZeneca per il secondo trimestre del 2023 mostravano già un calo delle vendite di Vaxzevria, con nessuna registrazione di vendita nei mesi di aprile, maggio e giugno.
Nel frattempo, emergono dettagli su un altro fronte riguardante Vaxzevria. Il ‘Telegraph’ ha rivelato, basandosi su documenti legali, che AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che il suo vaccino può causare, sebbene molto raramente, la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Questa condizione è caratterizzata da coaguli di sangue e bassi livelli di piastrine.
Nonostante il riconoscimento dei rischi, AstraZeneca ha sottolineato il beneficio significativo del vaccino nel proteggere contro il Covid-19, soprattutto nei paesi dove il virus è ancora molto diffuso. Il gruppo farmaceutico ha anche espresso solidarietà a chi ha subito perdite o problemi di salute a causa del vaccino, ribadendo che la sicurezza dei pazienti rimane la loro massima priorità.
Processo a Londra sul vaccino AstraZeneca: famiglie rinunciano al risarcimento
A Londra, alcune delle 51 famiglie che avevano avviato un’azione legale contro il gigante farmaceutico anglo-svedese AstraZeneca, hanno deciso di ritirare le loro richieste di risarcimento danni all’Alta Corte. Questa decisione arriva in un momento delicato, poiché il processo ha messo in luce la possibile correlazione, seppur molto rara, tra il vaccino e casi di trombosi. Le famiglie che hanno desistito spiegano che la scelta è stata forzata dalla prospettiva di vedere respinti i loro ricorsi e dalle elevate spese legali che avrebbero dovuto affrontare.
I parenti hanno chiarito di non voler essere etichettati come teorici della cospirazione, esprimendo amarezza per aver dovuto cedere di fronte a quello che descrivono come “cavilli tecnici” usati da azienda e governo per proteggersi, tra cui la presenza di un foglietto illustrativo che avrebbe dovuto informare degli effetti collaterali.
La difesa di AstraZeneca e l’aggiornamento delle linee guida
In risposta, un portavoce di AstraZeneca ha ribadito l’efficacia e la sicurezza del vaccino, come confermato da studi clinici e dati raccolti a livello globale. Le autorità regolatorie internazionali continuano a sostenere che i benefici della vaccinazione superano i rischi di effetti collaterali potenzialmente rari. Inoltre, le informazioni sul prodotto sono state aggiornate nell’aprile 2021 con l’approvazione dell’agenzia del farmaco britannica, Mhra, per includere il rischio, sebbene raro, di trombosi.
Altri casi e la situazione in Italia
Nonostante il ritiro di dodici famiglie, il primo caso presso l’Alta Corte fu presentato da Jamie Scott, che ha subito danni cerebrali permanenti a seguito di una trombosi post-vaccinazione nell’aprile 2021. La richiesta di risarcimento complessiva delle famiglie coinvolte ammontava a circa 100 milioni di sterline.
Parallelamente, in Italia, la procura di Genova ha chiuso le indagini sulla tragica morte di Camilla Canepa, 18 anni, deceduta dopo essere stata vaccinata con AstraZeneca durante un open day. L’accusa non è diretta verso il vaccino, ma verso i medici per non aver diagnosticato in tempo una Trombocitopenia nota e curabile secondo protocolli specifici. Camilla era stata vaccinata il 25 maggio e, dopo aver manifestato i primi sintomi, è stata trasportata in condizioni critiche all’ospedale, dove è deceduta a seguito di una trombosi.
Questi sviluppi continuano a sollevare questioni importanti sulla sicurezza dei vaccini e sulle procedure di informazione e cura post-vaccinazione, evidenziando il delicato equilibrio tra rischio e beneficio nella lotta globale contro la pandemia.
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