Benessere e Salute
Alienazione genitoriale: cos’è, che conseguenze ha, come si può intervenire

Nei contesti giudiziari di affidamento di minori conseguenti a situazioni di separazione e divorzio, capita con non trascurabile frequenza di assistere ad un peculiare fenomeno per cui il figlio, o i figli, rifiutino in maniera più o meno decisa ed ampia il contatto o la frequentazione con un genitore e, nei casi più estremi, anche con il suo intero ramo parentale.
Abbiamo chiesto al Dr Michele Piccolin, psicologo forense, esperto del gruppo alienazioneparentale.it e referente dell’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica per il Trentino Alto Adige, quali sono i meccanismi e quali le conseguenze di questo particolare fenomeno inquadrato sotto il termine di alienazione genitoriale.
Gentile dr Piccolin a cosa si fa riferimento quando si parla di alienazione genitoriale?
Fatti salvi quei casi di repulsione e allontanamento motivati da fattivi elementi di pericolo percepito dal minore (p.es. abusi, violenze, degrado, grave abbandono) o da comportamenti genitoriali obbiettivamente dotati di intrinseca sgradevolezza, in alcune occasioni gli esperti dell’area psicologica forense possono essere posti di fronte all’evenienza in cui un genitore strumentalizza deliberatamente il figlio per mettere in difficoltà l’ex partner tramite delle condotte volte a diffamarlo o umiliarlo agli occhi del bambino. Esempi spesso citati sono il parlar male al figlio dell’altro genitore, boicottarne le iniziative, renderlo ridicolo o ignorarlo, ostacolarne gli incontri con scuse di vario tipo, creargli difficoltà economiche, ecc…
Qualora detti atteggiamenti risultino sufficientemente intensi e prolungati possono produrre nel minore un rifiuto nei confronti del genitore bersaglio. Tale rifiuto, che inizialmente compare a livello psicologico ed emotivo, può giungere successivamente all’evitamento attivo di ogni tipo di contatto con il genitore alienato, con comparsa in alcuni casi anche di atteggiamenti violenti o insultanti.
In questi casi, andando poi ad approfondire le motivazioni che hanno portato il minore a sviluppare un giudizio negativo nei confronti del genitore, esse appaiono spesso del tutto banali, artificiose, adultizzate, a volte insignificanti, ininfluenti o comunque estranee al modo di ragionare e intendere la quotidianità proprio di un bambino.
Ma questo fenomeno ha anche delle ricadute sulla salute psichica dei figli? E se si come vengono inquadrate attualmente?
Di fronte a questo tipo di fenomeno, che a volte degenera persino a livello di “false allegations” o meglio calunniose accuse di reati esposti dal minore a carico del genitore bersaglio ed in realtà mai avvenuti, gli esperti di area psicoforense si sono ampiamente interrogati elaborando ancora nel 1985 il concetto di Sindrome di Alienazione Parentale (PAS): cioè un vero e proprio disturbo mentale indotto nel minore, con tanto di criteri diagnostici, sintomi evidenziabili, fasi di decorso, indicatori di gravità e conseguenze dannose.
Negli anni a seguire il concetto clinico di PAS è stato però ampiamente criticato ed infine trovato privo di sufficiente consistenza. In Italia, financo la Cassazione con la sentenza n. 7041 del 2013, ha sancito la non scientificità del concetto di PAS. Eppure il dibattito è tutt’altro che sopito.
A tal proposito in una recentissima nota (29/05/20) il Ministro della Salute on. Speranza forte anche delle dichiarazioni dell’Istituto Superiore di Sanità ha ribadito che, seppure la PAS non sia inquadrabile come sindrome, il fenomeno sottostante di alienazione genitoriale a cui fa riferimento rappresenta un grave fattore di rischio per lo sviluppo psicologico ed emotivo di un minore. Dal punto di vista clinico detto fenomeno è attualmente meglio definito come disturbo del comportamento relazionale, cioè un modello persistente e disfunzionale di sentimenti, comportamenti e percezioni che coinvolge due o più partner in un importante rapporto interpersonale.
A prescindere dunque dalle diatribe circa l’inquadramento nosografico delle ricadute psicopatologiche, l’alienazione parentale pare confermarsi quale non trascurabile problema psicosociale e di salute pubblica che, tra vittime dirette e indirette, coinvolge ogni anno migliaia di persone e porta con sé importanti ricadute. Il Ministro auspica così la promozione di più approfonditi studi scientifici relativi al concetto di alienazione parentale, pronunciandosi a favore della costituzione di un panel di esperti incaricati di approfondire il fenomeno.
Come può o deve reagire un genitore che si trovi dunque in una situazione di questo tipo?
Pur con le dovute cautele e i necessari distinguo rimane consigliabile a quei genitori che si vedono sistematicamente ed immotivatamente rifiutati da parte di un figlio, più o meno deliberatamente plagiato e manovrato da parte di un ex partner, ricorrere agli appositi esperti in ambito psicologico e forense al fine di fare emergere, magari nel contesto di una Consulenza Tecnica disposta d’ufficio eventuali tentativi di alienazione, tutelando cosi i loro diritti ma soprattutto quelli dei figli minori che devono poter usufruire di una serena bigenitorialità propedeutica ad un sano sviluppo psicofisico.
Vale infine la pena ricordare che, mentre dal punto di vista clinico si dibatte ancora sull’inquadramento nosografico delle conseguenze a livello patologico del fenomeno di alienazione genitoriale, dal punto di vista giuridico esso rimane spesso riconducibile a fattispecie di comportamenti civilmente illeciti che, quando non costituiscono più gravi reati, possono comunque giustificare una stigmatizzazione dei comportamenti del genitore alienante.
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