Economia e Finanza
A22, l’Austria vuole bloccare anche i Tir Euro 6. CNA Fita: “Ignorate Ue e rimostranze italiane”

“L’Austria, incurante delle raccomandazioni dell’Unione europea e ancor meno delle rimostranze dirette di altri Paesi confinanti come l’Italia, intende allargare il divieto settoriale in vigore dal 2016 per i veicoli industriali con massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate in alcune fondamentali arterie di attraversamento”.
Lo afferma la CNA Fita del Trentino Alto Adige, la categoria dell’autotrasporto in regione, che, dopo aver preso visione della bozza di ordinanza austriaca trasmessa al Governo italiano, propone misure alternative, mentre la CNA regionale lancia l’allarme anche per i danni che, in prospettiva, subirebbero tutte le aziende che utilizzano furgoni.
In particolare, il divieto ora vigente per i veicoli industriali con motori Euro 3, Euro 4, Euro 5, dal 1° Ottobre 2019, sarà esteso anche ai veicoli Euro 6 e verranno inserite ulteriori tipologie di merci.
“L’Austria – spiega Piero Cavallaro, referente CNA Fita Trentino Alto Adige – motiva l’iniziativa facendo riferimento alle problematiche relative alla qualità dell’aria e lamentando che l’utilizzo dell’autostrada viaggiante, ovvero il traffico combinato accompagnato su rotaia, è regredito molto a tutto vantaggio del trasporto su strada e, contestualmente, i rinnovi del parco veicolare hanno portato ad un forte incremento dei veicoli Euro 6 che attualmente usufruiscono della deroga.
Alla luce dello studio BrennerLEC, i divieti disposti dall’Austria sembrano sempre di più una misura protezionistica a tutela degli autotrasportatori austriaci, rispetto alla normale concorrenza degli operatori dei Paesi confinanti, anziché provvedimenti legati alla salvaguardia dell’ambiente”.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiesto alle associazioni di categoria di fornire osservazioni in merito alle argomentazioni austriache che vorrebbero giustificare l’ulteriore estensione del divieto.
Le osservazioni di CNA Fita Trentino Alto Adige tengono conto dello studio condotto nell’ambito del progetto BrennerLEC, reso noto da Autobrennero a fine dicembre dello scorso anno, sulle emissioni di ossidi di azoto da parte delle diverse tipologie di mezzi.
“Grazie a questo studio – sottolinea Cavallaro – sappiamo che il ricambio dei veicoli pesanti è talmente rapido che il 70% dei camion è attualmente di classe Euro 5 o Euro 6. I veicoli leggeri, che possono viaggiare ad una velocità superiore ai 100 kmh, sono responsabili del 46% delle emissioni di NOx. Autotreni, autoarticolati e camion sopra le 12 tonnellate incidono per il 36%.
I furgoni non superano l’8%. Gli autobus si fermano al 7%. I camion tra 3,5 e 12 tonnellate incidono appena per il 3%. I divieti di transito per i veicoli pesanti non porteranno i risultati previsti ma danneggeranno l’economia e l’intera categoria dell’autotrasporto, in mancanza di alternative efficienti ed efficaci come il trasporto su rotaia.
Sono necessarie altre misure da concordare con l’Ue e i Paesi confinanti, come nuovi limiti di velocità ed incentivi per il ricambio del parco veicolare favorendo i veicoli a GNL”.
Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige, aggiunge: “Oltre alla situazione dell’autotrasporto, è necessario tenere in considerazione tutte le aziende, molte delle quali artigiane, che utilizzano furgoni per lavorare o per il trasporto e la consegna di merci.
Se l’Austria mettesse in atto il divieto di transito per veicoli diesel Euro 6, ed altri Paesi adottassero analoghe misure, la totalità dei mezzi delle imprese non potrebbe circolare. Non esistono altre alternative, perché i veicoli elettrici non hanno ancora sufficiente autonomia e i veicoli a GNL non hanno ancora una gamma completa per le esigenze delle piccole aziende.
È indispensabile incidere molto di più sulla mobilità legata al turismo, che deve essere spostata sui mezzi pubblici e meno inquinanti come treni e autobus, oltre a rilanciare una volta per tutte l’aeroporto. Più in generale, nelle città e nei comprensori turistici occorre scoraggiare l’utilizzo individuale dei veicoli, consentendolo solo a chi usa i mezzi aziendali per lavorare”.
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