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Studentessa americana muore dopo aver mangiato un panino con anacardi. È allarme allergie alimentari

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Roma sotto shock: una giovane studentessa americana di appena 21 anni, Anne Avarie Tierney, è morta in pochi minuti dopo aver mangiato un panino che conteneva anacardi, a cui era gravemente allergica. Il dramma si è consumato nel primo pomeriggio del 2 aprile davanti a un centro per studenti Erasmus in via Casilina, nel quartiere Pigneto. La ragazza, in Italia per un viaggio studio iniziato a gennaio, non è riuscita a salvarsi nonostante i disperati tentativi delle amiche e dei soccorritori.

Una fatale incomprensione linguistica potrebbe essere stata la causa scatenante della tragedia. “Aveva ordinato un avocado toast proprio perché pensava fosse sicuro, privo di frutta secca”, hanno riferito fonti investigative. Ma qualcosa è andato storto. Il panino, preparato in un locale vegano della zona, conteneva invece una crema a base di anacardi, ingrediente letale per Anne. Secondo quanto emerso, la giovane avrebbe cercato di comunicare la propria allergia, ma non parlava italiano e il personale del locale non avrebbe compreso la gravità della situazione.

Subito dopo aver consumato il pasto, la ragazza ha cominciato a sentirsi male. In pochi istanti è crollata al suolo in preda a uno shock anafilattico. Le amiche, terrorizzate, hanno tentato di soccorrerla somministrandole una dose di Bentelan, ma la crisi respiratoria si è aggravata rapidamente. “Ha cominciato a sudare, poi non riusciva più a respirare”, ha raccontato un testimone. È stato chiamato il 118 e sul posto sono arrivati i sanitari insieme agli agenti del commissariato di Porta Maggiore.

I soccorritori hanno tentato disperatamente di rianimarla per oltre mezz’ora, praticandole anche due iniezioni di adrenalina e un massaggio cardiaco. Tutto inutile. Anne è morta lì, a pochi passi dalla struttura dove alloggiava con altri studenti.

Il panico e l’indignazione corrono ora tra le comunità studentesche internazionali e sui social, dove si moltiplicano i messaggi di cordoglio ma anche di rabbia per una morte che appare evitabile. La Procura ha aperto un’indagine e il locale è stato ispezionato dal personale della Asl per verificare l’etichettatura degli ingredienti e le procedure di comunicazione con i clienti stranieri.

La giovane americana sarebbe dovuta tornare a casa tra pochi giorni. La sua scomparsa riapre un doloroso capitolo di morti per allergie alimentari in contesti pubblici, già tristemente noti in Italia. Solo lo scorso anno, una bambina di 9 anni è morta a Roma dopo aver mangiato gnocchi contenenti glutine nonostante fosse celiaca. Due anni fa, a Milano, una ragazza ventenne ha perso la vita dopo dieci giorni di agonia a causa di un tiramisù “vegano” che conteneva invece uova e formaggio, ingredienti a cui era allergica.

Questa nuova tragedia impone interrogativi urgenti sulla sicurezza alimentare, la comunicazione nei luoghi pubblici e la formazione del personale addetto alla ristorazione. Quante altre vite dovranno spezzarsi prima che si prenda sul serio il pericolo invisibile delle allergie gravi?



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