Carlos Tavares, CEO di Stellantis e figura centrale nella fusione tra PSA e FCA nel 2020, lascerà il suo incarico a metà del 2025, anticipando la scadenza prevista per il 2026.
La decisione – riporta l’ansa – è stata presa all’unanimità dal consiglio di amministrazione ed è motivata da divergenze emerse tra Tavares e il board nelle ultime settimane.
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Stellantis ha avviato il processo per selezionare un nuovo amministratore delegato, che sarà annunciato entro metà 2025, con un comitato esecutivo ad interim presieduto da John Elkann.
La rottura tra Tavares e il consiglio sembra legata alla sua gestione decisa, con un focus sul risanamento finanziario e sul mercato americano, spesso accompagnata da tensioni con sindacati, politici europei e concessionari americani.
Negli ultimi mesi, Tavares è stato criticato in Parlamento italiano per la mancanza di chiarezza sul futuro degli stabilimenti e per il ricorso alla delocalizzazione.
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Diverse forze politiche, tra cui Fratelli d’Italia e il Movimento 5 Stelle, chiedono maggiore trasparenza sul piano industriale di Stellantis e il coinvolgimento di John Elkann in Parlamento per discutere il futuro del settore automobilistico italiano.
“Era ora che Tavares se ne andasse, ma la transizione al nuovo management richiede responsabilità, tutela dell’occupazione e valorizzazione delle competenze. Diventa quindi ancora più importante che John Elkann si presenti al più presto in Parlamento per riferire sul futuro di Stellantis”. riporta Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, in una nota.
“Si dimette da a.d. di Stellantis Tavares, che abbiamo duramente contestato in questi mesi, anche quando è venuto in Parlamento, per le prospettive industriali del tutto assenti. Va via un manager, ma resta sul tavolo l’enorme preoccupazione per il futuro degli stabilimenti, dell’indotto, di tanti lavoratori alle prese con stop, commesse che saltano, cassa integrazione. A Pomigliano saremo con loro per ascoltare le loro posizioni e per confrontarci per le possibili soluzioni.
Prima ancora che sia nominato il nuovo AD, Elkann dovrebbe venire in Parlamento a spiegarci con quale predisposizione pensano di affrontare la crisi in atto. Il Governo dovrebbe finalmente battere un colpo: finora lo si è notato per l’assenza. Il futuro dell’automotive non può essere lasciato all’improvvisazione” scrive Giuseppe Conte su Fb.
Alcuni, come Carlo Calenda, hanno definito la gestione di Tavares “darwiniana”, accusandolo di penalizzare i lavoratori: “Non rimpiangeremo Tavares. Il sostenitore della teoria “darwiniana” applicata però solo ai lavoratori. Ora diventa ancora più urgente riconvocare John Elkann in Parlamento.”
Organizzazioni come FIM-CISL richiedono investimenti strategici in Italia, garanzie occupazionali e un rilancio produttivo con nuovi modelli e tecnologie.
Le dimissioni di Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, segnano una fase cruciale per l’azienda e il settore automobilistico italiano. Secondo Ferdinando Uliano, segretario generale di FIM-CISL, si sono registrate significative criticità: calo della produzione, impatti sull’occupazione e un ricorso crescente agli ammortizzatori sociali. Questi problemi hanno spinto a uno sciopero nazionale il 18 ottobre scorso, per sollecitare un intervento del Governo.
Uliano sottolinea l’urgenza di nominare un nuovo CEO capace di affrontare le richieste sindacali: investimenti strategici in Italia, nuovi modelli produttivi, sostegno alla ricerca e sviluppo, conferma della giga-factory di Termoli e garanzie contro chiusure di stabilimenti e licenziamenti unilaterali. Invita il Governo a convocare i vertici aziendali e le organizzazioni sindacali per definire un piano industriale che salvaguardi lavoratori e territori.
Il cambio di leadership rappresenta una svolta cruciale per Stellantis, chiamata a rispondere alle sfide del mercato globale e a definire un piano che rilanci il settore automobilistico in Europa e in Italia.
Il nuovo CEO dovrà affrontare questioni come l’innovazione tecnologica, la sostenibilità e la tutela occupazionale, bilanciando gli interessi degli azionisti e delle comunità locali.