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Alto Adige

«Scuola modulare stile USA? Non è nella nostra cultura…» Uil Scuola interviene sull’ipotesi avanzata da Philipp Achammer

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«La scuola modulare? Non fa parte della cultura italiana e quando l’assessore Philipp Achammer ne parla dovrebbe tenerne conto.» La Uil Scuola con il segretario regionale Marco Pugliese approfondisce le possibilità di una rivoluzione scolastica. «Si può fare davvero poco. Nella nostra tradizione, con Benedetto Croce, il contesto di classe fa parte dell’impianto pedagogico. Andare a toccare certi equilibri storici e culturali è sempre molto delicato, non si può farlo con approssimazione. Certo, qualcosa si può sperimentare ma l’idea di un’organizzazione all’americana con la scelta di alcuni corsi cozza totalmente con i piani studio di qualsiasi indirizzo scolastico. Il nostro sistema negli anni ‘70 e ‘80 era il migliore al mondo e venivano a copiarcelo persino alla Cina. Poi nei primi anni del Duemila si è iniziato a moltiplicare gli indirizzi creando anche una buona dose di confusione. Ancora oggi ci sono ragazzi che iniziano dei percorsi convinti di avere sbocchi professionali che poi non avranno.»

C’è poi da capire se la scuola americana possa essere davvero un modello. «Ha un impianto completamente diverso dal nostro. Non migliore. Poi, attenzione, nella pedagogia l’idea che le persone facciano solo ciò che piace. Anzi, spesso bisogna imparare ad affrontare anche quello che risulta più ostico per conseguire un titolo di studio. Ognuno di noi da ragazzo ha avuto l’impressione che alcune materie non servissero a nulla e poi, al contrario, scoprono avere un’utilità.»

C’è davvero urgenza di cambiare il nostro sistema scolastico? «Francamente non vedo perché qualcosa che ha sempre funzionato debba essere stravolto con scelte che lasciano il tempo che trovano. Oggi all’uscita dal nostro sistema i ragazzi sono preparati visto che vengono a prenderseli dall’estero. Perché vogliamo depotenziare tutto? In Germania, per esempio, si ottengono lauree con meno esami rispetto all’Italia. Non dobbiamo trasformare la scuola in autodidattismo o esporla alle oscillazioni di chi si trova in quel momento alla guida politica. Queste uscite ci lasciano davvero molto perplessi…»

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