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Italia ed estero

Vietare moschee nei capannoni o nei garage, la proposta di Fratelli d’Italia: cosa dice la Costituzione

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Una proposta di Legge destinata a far discutere, quella presentata da Fratelli d’Italia per vietare la creazione di moschee in capannoni o garage.

Di fatto, la proposta riguarda le norme urbanistiche e stabilisce che per tutte le religioni che non hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato e le associazioni culturali che utilizzano un immobile, non ne possono cambiare destinazione d’uso per utilizzarlo come luogo di culto.

Il relatore del testo Fabrizio Rossi ha spiegato così in Commissione e Ambiente: “La proposta intente limitare l’applicazione della vigente disciplina tenuto conto della proliferazione nell’ultimo decennio di associazioni che, di fatto, hanno come funzione prevalente o esclusiva gestire luoghi di culto per le comunità islamiche in immobili privi dei requisiti urbanistici, strutturali e di sicurezza, necessari per tale destinazione d’uso“.






In particolare, l’Islam sarebbe la religione, tra quelle maggiormente diffuse in Italia, a non aver sottoscritto un’intesa con lo Stato. Molte le critiche da parte delle opposizioni, come PD, Verdi e Azione – Italia Viva che sul tema, hanno chiesto un ciclo di audizioni per approfondire la vicenda. Della stessa idea anche gli stessi organi musulmani che criticano la proposta, classificandola come incostituzionale.

Entrando nei dettagli, l’art. 19 della Costituzione italiana stabilisce: “Il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa e praticarne il culto, tranne ‘riti contrari al buon costume’, e vieta limitazioni normative nei confronti degli enti ecclesiastici, che possono organizzarsi secondo propri statuti. I rapporti tra lo Stato italiano e le confessioni religiose sono curati dal ministero dell’Interno, che attraverso il riconoscimento della personalità giuridica degli enti ecclesiastici, la stipula di intese e la vigilanza assicura il rispetto delle garanzie costituzionali. L’esercizio della libertà religiosa è garantito anche ai detenuti, che possono chiedere l’assistenza in carcere dei ministri della propria fede e praticarla”.

Riguardo all’approvazione delle religioni non cattoliche si legge che “Le confessioni religiose non cattoliche possono chiedere il riconoscimento della personalità giuridica alla prefettura della provincia nella quale hanno sede le loro istituzioni (ad esempio associazioni o fondazioni), allegando alla richiesta il proprio statuto. Il ministero ha il compito di vigilare sulle attività e sul possesso dei requisiti da parte delle confessioni religiose riconosciute. In caso di irregolarità sono possibili ispezioni e, nei casi più gravi, la sospensione degli organi dell’ente con la nomina di un commissario governativo, soluzione che si tende a prevenire attivando le prefetture come ‘centri di mediazione‘”. Di fatto, quello che potrebbe essere contestato con la proposta di legge, sarebbe proprio la mancanza dei requisiti necessari per esercitare l’attività religiosa.

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