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Alto Adige

Vaiolo delle scimmie: «Nessun caso in Alto Adige ma monitoriamo la situazione»

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Se c’è una lezione che la pandemia ci ha lasciato è quella di non abbandonare mai nulla al caso quando si tratta di rischi epidemiologici. Pertanto, pur non registrando attualmente casi di vaiolo delle scimmie in Provincia, l’Azienda sanitaria provvede a fornire tutte le informazioni del caso alla popolazione e tiene costantemente d’occhio la situazione.

A confermarlo è Florian Zerzer, Direttore generale dell’Azienda sanitaria, che raccomanda cautela: «Per fortuna, non ci sono casi di vaiolo delle scimmie che riguardano il nostro territorio ma, ovviamente, non abbassiamo la guardia. Per questo motivo, continueremo a monitorare attentamente lo sviluppo degli eventi ma senza fare allarmismi».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il commento della Primaria del reparto Malattie infettive all’Ospedale di Bolzano, Elke Maria Erne: «Questo virus non è pericoloso quanto il Covid-19. Tuttavia, può causare dei seri problemi di salute alle categorie di popolazione più fragili quali bambini, donne in gravidanza o persone immunosoppresse. In caso di insorgenza di sintomatologie, specie se evidenti come le eruzioni cutanee, va evitato qualsiasi contatto con il soggetto infetto, che deve rimanere in quarantena fino alla scomparsa dei sintomi».
Per avere un quadro informativo completo sul vaiolo delle scimmie e le disposizioni in caso di contagio, si rimanda ai seguenti paragrafi.






Che cos’è il vaiolo delle scimmie e come agisce – Il vaiolo delle scimmie (monkeypox o MPX) è un’infezione virale – il virus è stato identificato come patogeno umano per la prima volta in Congo nel 1970 – che si trasmette dagli animali (primati e piccoli roditori) all’uomo. Per questo motivo è definita “zoonotica”. Fa parte della stessa famiglia del vaiolo (smallpox virus) ma se ne differenzia per una minore capacità trasmissiva e una sintomatologia più blanda.

Sintomi e canali di trasmissione – Nell’uomo, i sintomi più comuni sono febbre, dolori muscolari, cefalea, rigonfiamento dei linfonodi, stanchezza e/o manifestazioni cutanee quali vescicole, pustole e piccole croste. La malattia si risolve spontaneamente in 2-4 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche. Se necessario, possono essere somministrati degli antivirali. Finora, la maggior parte dei casi registrati in altre regioni italiane ha avuto sintomi lievi e un decorso benigno.

Nelle aree in cui è diffuso, il vaiolo delle scimmie si trasmette all’uomo principalmente attraverso un morso o un contatto diretto con sangue, carne, fluidi corporei o lesioni cutanee dell’animale infetto. Il virus, però, non passa facilmente da persona a persona ma ciò può avvenire attraverso il contatto stretto con i fluidi corporei o le lesioni cutanee di una persona contagiata.

Ci si può infettare anche attraverso droplets (goccioline di saliva, NdR), mediante un contatto prolungato faccia a faccia, o tramite oggetti contaminati, ad esempio lenzuola e vestiti. I dati ad oggi disponibili e la natura delle lesioni suggeriscono che il virus possa essere trasmesso attraverso rapporti sessuali ma il rischio è moderato per chi ha più partner mentre è basso per il resto della popolazione.

Cosa fare se si viene infettati – In caso di contagio, le raccomandazioni prevedono di restare in casa e a riposo qualora insorga la febbre. Inoltre, di chiamare il medico di fiducia se compaiano vescicole o altre manifestazioni cutanee. Come prevenzione, è importante evitare il contatto stretto con persone sintomatiche.

Eventuali contatti devono controllare la loro temperatura corporea due volte al giorno e, anche se asintomatici, non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza. Durante i 21 giorni di sorveglianza, i contatti degli infettati da vaiolo delle scimmie devono evitare di incontrare persone immunodepresse, donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai 12 anni.

Dalla sua scoperta, casi umani sono stati riportati in diversi paesi africani. Attualmente, la malattia è endemica in Benin, Camerun, Repubblica Centro Africana, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana (solo casi animali), Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Sierra Leone e Sud Sudan. Tuttavia, dal 13 al 21 maggio 2022, sono stati segnalati all’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) casi umani in dodici stati membri, tra cui l’Italia, in cui la malattia non è endemica.

L’efficacia del vaccino antivaiolo – È possibile che le persone non vaccinate contro il virus del vaiolo (immunizzazione abolita in Italia nel 1981) siano a maggior rischio di infezione per l’assenza di anticorpi che, per similitudine, possono essere efficaci a contrastare anche il vaiolo delle scimmie. La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni dal contatto) può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevati come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio.



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