Italia ed estero
Strage di Bucha, Capuozzo: “Dubbi sui tempi e sui morti”. Ma c’è chi racconta l’orrore
Lo storico cronista di guerra interviene nella trasmissione Quarta Repubblica condotta da Nicola Porro. “Contraddizioni di una vicenda da ricostruire”, ha commentato Capuozzo.
La strage di Bucha ad opera dell’esercito russo? I tempi non convincono e i dubbi sui morti reali causati dall’attacco si moltiplicano. Parola di Toni Capouzzo.
Nel corso di un intervento nella trasmissione Quarta Repubblica di Nicola Porro, lo storico inviato di guerra commenta quelle che sono apparse, almeno superficialmente, le contraddizioni di una vicenda tutta da ricostruire.
“I tempi non tornano“, ripete Capuozzo rispondendo alle domande di Porro. Secondo quanto riporta il giornalista, il 30 marzo i russi se ne vanno da Bucha e il 31 marzo, ovvero il giorno seguente la partenza, il sindaco Anatoly Fedoruk rilascia un’intervista davanti al municipio annunciando la liberazione della cittadina, ma senza fare cenno del massacro.
“Nemmeno il primo aprile quando il video viene messo in onda dalla Ukraine 24 tv, si accenna a fatti tragici o drammatici avvenuti a livello locale eppure Bucha è una città di appena 28mila abitanti. Possibile che nessuno lo abbia avvertito dei morti per strada?“, afferma con aria interrogativa.
“Il 2 aprile le immagini contenute in un filmato della polizia ucraina mostrano le devastazioni della guerra a Bucha e c’è un solo corpo, quello di un militare russo che viene lasciato ai bordi della strada“, sottolinea.
Quando iniziano dunque a girare le immagini dei morti? Per Capuozzo solo il 3 aprile, dal nulla, senza tracce di sangue e senza lenzuoli a coprire l’orrore dopo quattro (presunti) giorni di permanenza sul posto.
“Da dove sono saltati fuori?“, Se per il Toni nazionale è vero che “i russi sarebbero capaci di compiere barbarie come l’apertura di stanze della tortura o l’uccisione di civili lo stesso principio (in questo caso della manipolazione dell’informazione) potrebbe valere anche per gli ucraini”.
“Il lavoro del giornalista è quello di andare a ricercare la verità dei fatti oltre le apparenze – ribadisce – . Il risultato finale dell’orrore di questa guerra è indubbiamente lo stesso, ma anche gli ucraini con l’acqua alla gola e con la voglia di coinvolgere il mondo sarebbero capaci di mettere in piedi una messa in scena“.
La sequenza dei tempi non convincerebbe del resto nemmeno un altro storico inviato in terre di conflitto, Fausto Biloslavo. “Io sarei molto cauto. In questa guerra mi sono imposto di raccontare solo ciò che vedo perché tante volte, in altre guerre, in altri conflitti, ho visto stragi, massacri che poi non si sono rivelati tali, e hanno provocato un ulteriore escalation“, ha detto durante una puntata serale di Controcorrente, condotto su Rete 4 da Veronica Gentili.
Di contro, le testimonianze che sfaterebbero l’ipotesi sostenuta da Capuozzo ci sono, come quella dell’imprenditore torinese Gianluca Miglietta, che rientrato in Italia con la moglie Irina e i loro due cani testimonia di essere sfuggito all’orrore di un massacro “dove i cadaveri erano realmente per strada e dove si è sparato anche ai bambini, stuprato e sfigurato donne” (continua sotto).
Per rispondere alle controaccuse dei russi, che secondo l’opinione internazionale avrebbero tentato di smarcarsi dalla responsabilità di quanto avvenuto, anche lo stesso sindaco Fedoruk ha confermato quanto accaduto e chiarito la sua posizione.
“Avevo già parlato dei massacri in città il 28 marzo scorso e anche a Greta Privitera, una città tagliata fuori dal mondo per settimane, abbiamo potuto vedere la realtà dei fatti e prendere coscienza. Appena ho saputo, ho raccontato“, ha rimarcato Fedoruk.
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