Bolzano
“Ero spaventata”: l’amica di Benno parla a Chi l’ha Visto. Le scuse ai carabinieri per non avere consegnato subito i vestiti
“Non ho detto subito la verità e per questo mi scuso con i carabinieri“: queste le parole pronunciate nella serata di ieri da Martina, l’amica di Benno Neumair che nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha ospitato il 30enne figlio della coppia scomparsa da Bolzano ormai da più di tre settimane.
La donna si è giustificata per la ritardata consegna dei vestiti che Benno le aveva lasciato la sera in cui si presentò a casa sua lasciando che mettesse in lavatrice gli indumenti che aveva con sé.
La trasmissione ‘Chi l’ha visto’ di Rai3 ha raccolto nella serata di ieri (27 gennaio) la sua testimonianza. “Vorrei chiarire quello che è successo la sera del 4 gennaio. Io frequentavo Benno da inizio dicembre e quella sera avevamo cenato insieme e poi lui avrebbe dormito da me. Io non ho notato nulla di strano a parte che è arrivato in ritardo. Appena arrivato ci siamo abbracciati e lui mi ha detto ‘alla fine Martina non ce l’ho fatta a farmi la doccia’. (…) e uscito dal bagno, abbiamo cenato. Ho visto solo dopo che i suoi vestiti erano per terra in bagno e gli ho chiesto se voleva che li lavassi (…).
Il giorno dopo ho lavato i nostri vestiti. Dopo circa due settimane i carabinieri hanno perquisito casa mia e io non ho consegnato i vestiti perché avevo paura e non sapevo cosa fare. In quel momento non avevo un avvocato (…). Il giorno dopo essendo molto spaventata e confusa mi sono rivolta ad un avvocato consigliatomi da una mia amica. Perché io non ne conoscevo nessuno. Lui poi mi ha consigliato di portare i vestiti e di dire tutto quello che sapevo. Cosa che poi ho fatto.
Vorrei scusarmi con i carabinieri e con i Ris per non avere detto subito tutta la verità, ma ero veramente molto spaventata… e non sapevo cosa fare…“.
In seguito alla consegna dei vestiti, avvenuta proprio in presenza del suo legale, Martina è stata iscritta nel registro degli indagati con l’ipotesi di favoreggiamento. Un’azione che da parte della Procura viene classificata al momento solo come ‘atto dovuto‘. Questo perché, come ha spiegato lo stesso avvocato Federico Fava nel corso della trasmissione televisiva, questo costituisce un obbligo da parte degli inquirenti di fronte a un’ipotesi di reato.
“La piena collaborazione è stata spontanea, completa e contestuale – ha sottolineato il legale bolzanino – il che rende nulla la stessa ipotizzazione del favoreggiamento, tanto che la posizione della mia assistita, come crediamo e speriamo, verrà presto archiviata“.
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