Alto Adige
Covid, l’Alto Adige dice no alla ‘zona rossa’

“I nostri esperti sulla base dei dati sull’attuale situazione epidemiologica e degli sviluppi costantemente monitorati sono giunti alla conclusione che le regole attualmente in vigore possono essere confermate come tali, e che la riclassificazione dell’Alto Adige come zona rossa è avvenuta valutando in modo inadeguato alcune delle specificità altoatesine“.
Lo hanno comunicato ieri sera (15 gennaio) il presidente Arno Kompatscher e l’assessore provinciale alla salute Thomas Widmann annunciando di voler mantenere in vigore le norme stabilite con l’ordinanza n. 1 del 2021.
Le regole della nuova ordinanza
Le modifiche alle regole vigenti – ha comunicato il presidente della Provincia Kompatscher – riguarderanno solo pochi settori: l’asporto di cibi e bevande nei bar sarà ad esempio possibile solo fino alle 18. Gli impianti di risalita nei comprensori sciistici continueranno a rimanere fermi: niente riapertura dunque per il 18 gennaio come ipotizzato fino a qualche giorno fa.
Malghe, rifugi di montagna e attività di ristorazione che si trovano nelle aree sciistiche, presso le piste da slittino e nelle zone delle stazioni a valle degli impianti possono aprire dalle 8 alle 16, ma sono tenuti a rispettare rigide prescrizioni per garantire la sicurezza degli avventori: autorizzato solo il servizio al tavolo, solo su prenotazione e con un massimo di 4 commensali salvo che si tratti di persone conviventi.
L’ordinanza vieta anche la somministrazione e consumazione di superalcolici anche in aggiunta ad altre bevande, così come la vendita d’asporto di pasti e bevande. E’ vietata inoltre ogni forma di intrattenimento musicale e multimediale, sia all’interno che all’esterno. Le scuole restano aperte per la didattica in presenza così come sinora stabilito dalle norme vigenti per ciascun ordine scolastico.
Dialogo con Roma, riconsiderare i dati alla base della riclassificazione
La decisione del Governo rispetto alla classificazione dell’Alto Adige da zona gialla a zona rossa è stata accolta “con grande sorpresa” dalla Giunta. Per questo l’esecutivo ha chiesto subito all’Azienda Sanitaria un approfondimento relativo ai dati e si è riunito in seduta straordinaria. L’assessore Widmann si è detto “sorpreso e deluso: non possiamo accettare questa classificazione. Sarebbe un danno enorme per l’Alto Adige”.
Secondo Thomas Widmann gli organismi nazionali di valutazione della situazione epidemiologica avrebbero classificato la Provincia di Bolzano in modo errato per 4 dei 21 indicatori ritenuti dirimenti ai fini della classificazione: il numero dei test PCR, il numero dei casi su 100.000 abitanti e i letti Covid in terapia intensiva e nei normali reparti ospedalieri.
“L’Azienda Sanitaria monitora costantemente i dati. Sulla base di essi l’Alto Adige può continuare a mantenere in essere le regole attualmente vigenti” si è detto convinto Widmann. Questa la linea che porterà avanti l’Alto Adige, che avvierà ora un confronto diretto con il Governo, illustrando i dati forniti dall’Azienda Sanitaria e chiedendo una riclassificazione.
Fino a quando non arriverà risposta dal Governo, saranno mantenute in vigore le norme sin qui in essere. Questi sono infatti i contenuti dell’ordinanza n. 2 del 2021 firmata in serata dal presidente Kompatscher. “Teniamo la situazione sotto osservazione. Se dovessimo registrare un significativo peggioramento dei dati procederemo – così come annunciato – rapidamente con le necessarie limitazioni”.
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