Italia ed estero
Recovery Fund, sempre più lontani i fondi europei: anche la Slovenia pone il veto insieme a Polonia e Ungheria

La serie di aiuti a fondo perduto e di prestiti estremamente agevolati provenienti dall’Europa che in Italia valgono più di 200 miliardi, potrebbe tardare troppo o non arrivare mai. Oltre ad Ungheria e Polonia, a mettere il veto al bilancio comunitario, si è aggiunta recentemente anche lo Stato della Slovenia.
Dopo l’abbandono della Slovacchia che ha deciso di appoggiare l’accordo sul Recovery e sul bilancio, i premier di Polonia e Ungheria hanno dichiarato che: “Porre il veto sul Recovery e sul bilancio è stata una decisione contro l’oligarchia europea. L’Ue si comporta come l’unione sovietica ricatta a chi si oppone all’immigrazione”.
Il nodo cruciale è il meccanismo che condiziona l’esborso dei fondi comunitari al rispetto dello Stato di Diritto, un metodo che secondo alcuni Stati sarebbe inaccettabile, poco frequente e distruggerebbe completamente il meccanismo dell’Unione Europea
Anche il Premier Sloveno, Janez Jansa si quindi è unito a loro, inviando una lettera al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, mettendo in discussione il vincolo al rispetto dello Stato di Diritto per l’accesso ai fondi europei. Nella lettera il Premier sloveno ha sottolineato come “Solo un organo giudiziario indipendente può dire cos’è lo Stato di Diritto, non una maggioranza politica”.
Il nuovo “ no” rafforza quindi un freno già consolidato da tempo al pacchetto per la ripresa economica europea e al bilancio pluriennale, rallentando inesorabilmente l’iter verso la conclusione. I fondi, che già non sarebbero arrivati prima della primavera, adesso rischiano di slittare ancora.
Seccato il Commissario dell’Economia, Paolo Gentiloni, si è detto fiducioso di un possibile recupero dell’ intensa. Del resto i Paesi che hanno messo il veto all’approvazione del bilancio e del Recovery, sono Paesi, come la Polonia e l’Ungheria, tra i principali beneficiari di entrambi questi strumenti, è nell’interesse di tutti”.
Per ovviare questo problema, Bruxelles, Berlino, sede della presidenza semestrale e le altre capitali europee, stanno cercando una possibile soluzione che potrebbe essere quella proposta dalla Francia, ovvero andare avanti senza i Paesi che si stanno opponendo. A tale proposito se alcuni Stati non si fidano del giudizio della Commissione Europea e neanche del Parlamento ancora non risulta chiaro chi allora può valutare il rispetto dello Stato di Diritto per l’erogazione dei fondi.
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