Le nostre storie
Senza cassa integrazione da mesi, una mamma bolzanina racconta: “La mia odissea per tirare avanti”

La crisi dovuta all’emergenza Coronavirus ha colpito duramente l’Alto Adige: famiglie, singoli, mamme e papà soli con bambini e molte, troppe altre categorie, dai commercianti ai lavoratori dipendenti di realtà private fino ai piccoli e grandi imprenditori.
Ed è proprio di mamme sole che oggi andiamo a parlare attraverso una testimonianza che ben sintetizza il livello di disagio economico e sociale che l’emergenza sanitaria sta portando con sé durante tutto questo 2020.
Lei si chiama Maura, 43enne bolzanina di professione commessa. Vive sola con il suo bimbo di sei anni. Ferma da sei mesi a causa della cassa integrazione, non dispone di altre entrate e dipende unicamente dal contributo statale che la ‘potenza di fuoco’ del governo Conte aveva promesso di fare arrivare rapidamente a milioni di italiani tramite l’Inps.
Ma è dalla metà di marzo, come del resto hanno avuto modo di sperimentare centinaia di migliaia di italiani, che l’Istituto nazionale di Previdenza Sociale latita o meglio, farebbe arrivare il sussidio con il contagocce. E’ proprio il caso di Maura che esasperata, oggi rende pubblica la sua testimonianza di donna e lavoratrice portata al limite delle proprie possibilità economiche.
Della somma complessiva che avrebbe dovuto incassare in sei mesi complessivi di cassa integrazione e uno stipendio che supera di poco i 1000 euro, la donna ha ricevuto solamente 1489 euro.
“Cedolini alla mano, vi mostro come negli ultimi mesi io abbia dovuto arrancare con gli spiccioli per mantenere il bimbo e sostenere le spese per l’alloggio – ha detto sconfortata – . Il 19 giugno ho ricevuto la somma corrispondente al periodo che va dal 16 marzo al 30 aprile (1049 euro) e il 24 giugno 440 euro per il periodo 1-16 maggio. Mercoledì 28 ottobre è previsto invece l’arrivo del versamento che coprirebbe l’arco temporale che va dal 18 maggio al 20 giugno: solo 789 euro. Nel frattempo mi sono dovuta arrangiare come meglio potevo“.
Uno scarto di ben 4 mesi sui versamenti e un bilancio molto triste: non contando l’ultimo acconto che arriverà solo il 28 ottobre, a conti fatti Maura, con buona pace dell’Inps, ha dovuto ‘tirare la carretta’ fino ad ora con meno di 300 euro al mese. Oltre al ritardo nei versamenti, pesa anche la quota persa sugli stipendi (che dall’Inps arriva in misura ridotta rispetto a quello che è lo stipendio originario).
“Ho dovuto chiedere soldi in prestito non solo per comprare beni di prima necessità, ma anche per l’acquisto del materiale scolastico del bimbo che altrimenti non avrebbe potuto nemmeno cominciare l’anno – sottolinea – . Sono consapevole di non essere l’unica in questa situazione, ma ritengo inaccettabile il trattamento che l’Inps riserva ai cittadini, di fatto abbandonati in situazioni di forte disagio sociale ed economico. Spero che la mia testimonianza serva quantomeno a sollevare un dibattito sull’opportunità o meno di una protesta collettiva per la vergognosa situazione che si sta venendo a creare per l’intera collettività“, conclude Maura.
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