Bolzano
“Bolzano nel segno dei tempi”, il libro di Calabrese per conoscere la città con occhi diversi
“Bolzano nel segno dei tempi”di Claudio Calabrese edito dalla Praxis Edizioni di Bolzano esce in questi giorni, e se è vero che molte persone costrette a casa dalle misure emergenziali del Covid 19 si sentono più inclini del solito alla riflessione, ecco che per questo libro si prepara una fortunata stagione di lettura.
L’opera è una ricca e appassionata indagine sulla Bolzano odierna, un’avvincente e puntuale esposizione della vita, del costume, della società e delle particolarità storico-artistiche di Bolzano.
Il libro ha richiesto mesi di ricerca e di raccolta di fonti, di elementi storici, sociologici e culturali, ponendosi come obiettivo un quadro delle numerose facce della città.
Non è, e nemmeno non vuole essere una guida turistica, ma è una riflessione sui numerosi aspetti della città capoluogo da parte di Claudio Calabrese, attento e curioso osservatore che vuole andare oltre le apparenze dell’oggi, per capire come “i segni dei tempi” impressi al momento della nascita di una piazza, della costruzione di un vicolo o di un complesso abitativo, possono essere letti con gli occhi di oggi.
Bolzano è da sempre una città multiculturale, non solo come punto d’incontro tra la cultura tedesca e latina, ma anche perché essa vive di questa continua e reciproca miscellanea. Proprio per questo va guardata, va osservata, va scrutata in ogni suo angolo, in ogni suo Erker, in ogni pertugio. Tutto corrisponde a questo incredibile miscuglio.
Come scrive Flavio Schimenti nella presentazione del libro, non ci si può quindi stupire se gli affascinanti sporti delle case dei Portici, “i suoi famosi Erker, che hanno avuto origine nei castelli medievali per esigenze difensive degli arcieri appunto, siano poi approdati in città con intenti completamente opposti. Le donne medievali infatti, nascondendosi dietro questi elementi architettonici potevano osservare la strada senza essere viste. Lo stesso avveniva nella tradizione araba dove le donne si rifugiavano senza essere scorte dietro elementi architettonici del tutto simili ai nostri e con le stesse finalità. Tradizione medievale tedesca che si incrocia, quindi, con quella araba e con le stesse modalità”.
Con un linguaggio agile ma mai superficiale, l’autore ci conduce ad osservare parti della città, del centro come dei quartieri rionali, riflettendo sulle trasformazioni subite nel corso dei secoli, dei decenni, sulle contrazioni dei reciproci nazionalismi che come una sorta di bagnasciuga il mare ha portato per poi ritrarsi, lasciando sulla superficie un residuo sul quale la città si è costituita e consolidata.
Dal centro, con le tracce medievali dei Portici che ricordano la città delle quattro fiere e i traffici mercantili dei commercianti di Lipsia, Francoforte, Vienna, lo scrittore ci invita a guardare i tanti castelli che dominano dall’alto, e in città le innumerevoli chiese, testimonianza di eventi storici oltre che espressioni artistiche e devozionali del substrato socio culturale cittadino.
Altro importante invito alla riflessione è quello che rimanda alla fine dell’Ottocento quando, col nascere dei movimenti nazionalistici, nel 1889 fu eretto il monumento a Walther von der Vogelweide in Piazza Walther, nel tentativo di strumentalizzare il più grande poeta della letteratura medievale tedesca, analogo tentativo, ma di segno opposto, a quello operato trent’anni dopo con l’erezione, nel 1928 del Monumento alla Vittoria.
Tanti sono gli inviti alla riflessione nei vari quartieri della città, con riferimenti a fatti storici o interessanti curiosità. Si spazia da Gries che fino al 1925 era comune autonomo, a Oltrisarco con la sua massiccia immigrazione da sud all’inizio del secolo scorso, al quartiere Don Bosco, un tempo spregevolmente denominato Shanghai e dove oggi non mancano laboratori di creatività, e tanti altri siti noti e meno noti di Bolzano.
La penna di Claudio Calabrese, attento conoscitore della realtà altoatesina, è sempre lieve e interessante, e da esperto docente qual è, oltre che giornalista, non manca di dare stimoli per ulteriori approfondimenti. Ha pubblicato per la Casa Editrice Praxis “Silvius Magnago – Il Patriarca” e “Merano tra una sorpresa e l’altra”.
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