Politica
Coronavirus, l’accusa al governo: “Sapevano tutto già il 31 gennaio ma hanno taciuto”
Stato di emergenza sanitaria in Italia dal 31 gennaio al 31 luglio. Ma non ce lo hanno detto.
Quasi un mese prima dell’annuncio ufficiale al popolo italiano, il governo sapeva, ma non si è ricorsi alle necessarie misure di tutela per la Salute pubblica, o meglio, lo si è fatto in ritardo.
Anzi, alcuni membri del governo incalzavano i cittadini italiani ad andare nelle piazze e nei centri storici delle città per farsi un «aperitivo» contro la paura oppure consigliavano di abbracciare tutti, cinesi compresi.
Lo aveva denunciato l’economista ‘politicamente scorretto‘ Valerio Malvezzi sul suo taccuino radiofonico online ‘Malvezzi quotidiani‘, lo ha ribadito poi anche il filosofo e ideologo di Vox Italia Diego Fusaro lo scorso 19 marzo.
Ora, al netto delle accuse di complottismo generalizzate dalla sedicente stampa ‘politically correct’, i quesiti stanno prendendo piede e la riflessione è d’obbligo.
Entrando nel vivo dell’accusa rivolta al governo Conte sul ritardato annuncio dello stato di emergenza nazionale per la diffusione del Covid-19, Malvezzi e Fusaro si chiedono il motivo per il quale tale dichiarazione ufficiale sia stata prodotta dall’esecutivo già il 31 gennaio 2020, quando il cosiddetto ‘paziente 1’ di Codogno è stato scoperto soltanto il 19 febbraio.
“Sapevano già tutto allora”, e la polemica infuria. Da Palazzo Chigi in effetti, quello stesso giorno dalla riunione del Consiglio dei ministri esce il decreto, che il primo febbraio viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Recita il testo, come da immagine sotto riportata: “In considerazione di quanto esposto in premessa, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 7, comma 1, lettera c), e dell’articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, e’ dichiarato, per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. (qui puoi leggere il testo originale della gazzetta)
“Conte dichiarò l’emergenza il 31 gennaio dunque, ma il governo restò fermo per giorni lasciando i medici e la popolazione senza protezioni?“.
Si parla di 25 lunghissimi giorni intercorsi tra il decreto pubblicato l’1 febbraio sulla Gazzetta Ufficiale dove si riferiva di “iniziative di carattere straordinario e urgente” e il primo provvedimento della Protezione civile per fronteggiare la pandemia (il 25 febbraio), in cui si permette alla stessa di acquistare con “priorità assoluta rispetto ad ogni altro ordine” i dispositivi di protezione individuali indicati dal ministero della salute il 12 febbraio.
Del resto, già il 27 gennaio il presidente del Consiglio, nel corso di un’ospitata alla trasmissione Otto e Mezzo condotta da Lili Gruber, affermava che il nostro Paese aveva adottato “misure cautelative all’avanguardia” e tutti “i protocolli di prevenzione”, senza però scendere in quei particolari che, con il senno di poi, avrebbero permesso alla popolazione, nonché alle strutture sanitarie, non forse di risolvere il problema ma di correre ai ripari per ottenere maggiori strumenti di tutela per la Salute pubblica.
Allora perché le minimizzazioni o per dirla alla Fusaro “perché dichiarare sulla carta la gravità della situazione in conseguenza del rischio sanitario che si sarebbe protratta per almeno sei mesi, salvo poi invitarci nello stesso periodo ad abbracciarci fraternamente e a fare aperitivi corali?“.
Se davvero sapevano di questa emergenza e apertamente in documenti ufficiali ne davano conto, perché per un periodo così lungo si è fatto finta di nulla esortando la popolazione non solo a vivere regolarmente ma addirittura a combattere il razzismo e la diffidenza?
In un girotondo di selfie, brunch, abbracci e pranzi a base di involtini primavera, dai sindaci locali a personalità come il Sindaco di Milano Sala e il Segretario del Pd Zingaretti (ironia della sorte colpito dal virus settimane più tardi), le accuse di razzismo e ‘xenofobia sanitaria’ si sono sprecate, salvo poi dover riconoscere l’assoluta gravità di una situazione che oramai stava sfuggendo di mano.
Dall’involtino Primavera alla Peste, il passo del Buonista è davvero breve. Parafrasando le parole di un consigliere bolzanino, si è cavalcato il ‘razzismo’ sottovalutando e mettendo in burletta un problema che un’attenzione seria la meritava dall’inizio, per non arrivare al catastrofismo di oggi.
Non sapevano, come pure è possibile, o hanno sottovalutato l’emergenza? Infine, quando è stato comunicato pubblicamente al Paese che ci sarebbero stati ben sei mesi di emergenza in conseguenza a rischio massimo sanitario a livello nazionale e internazionale?
Sei mesi. Non se la sono forse sentita di dover ammettere pubblicamente che l’emergenza sociale ed economica che seguirà la lotta al virus, rischia di essere per l’Italia anche peggio della temuta ‘peste’.
Alla luce di quanto sta emergendo, si aspettano ora le spiegazioni del governo.
Sotto, la versione integrale del decreto emanato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale i 1° febbraio 2020.
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