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Dalla Francia in arrivo una pillola che cancella i brutti ricordi

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C’è chi dice che i ricordi dolorosi aiutano a crescere, a formare la propria personalità. C’è chi invece, ne farebbe volentieri a meno. Una questione sulla quale filosofi e scienziati dibattono da secoli.

Il carattere è il risultato di molteplici esperienze che tracciano un percorso razionale ed emotivo nella psiche di una persona; cosa comporterebbe eliminare una parte?

Già dal lontano 1990, c’è chi si impegna nella ricerca di una pillola che, associata a terapia psicanalitica, possa cancellare dal cervello di una persona i ricordi che hanno generato traumi.






Studiata nelle università di mezzo mondo la U0126 (nome in codice della pillolina magica) potrebbe superare i limiti della fantascienza ed essere messa a punto da alcuni ricercatori del laboratorio dello stress traumatico di Tolosa, nel sud-ovest della Francia.

Le polemiche non si risparmiano riguardo le conseguenze psicologiche che un tale farmaco potrebbe avere sui pazienti.

Rimuovere i ricordi che addolorano o terrorizzano non è come togliere una verruca o un neo” ha affermato Daniel Sokol, bioeticista al St. George’s, dell’Università di Londra: ”Rimuovere i ricordi che addolorano o terrorizzano non è come togliere una verruca o un neo. Cambierebbe l’identità personale, poiché siamo legati alle nostre memorie; ciò potrebbe avere benefici in alcuni casi, ma dobbiamo riflettere sugli effetti che questo avrebbe sugli individui, la società e sul senso profondo dell’essere umano”.

Come funziona

Brunet, docente di psichiatria e ricercatore al McGill’s Douglas Research Center di Montreal, ha sviluppato un metodo che si chiama “reconsolidation therapy“, terapia di riconsolidamento, che agisce sul modo in cui il cervello registra e conserva un ricordo.

I ricordi nel nostro cervello vengono inizialmente immagazzinati in uno stato fluido, molto malleabile, per cristallizzarsi poi nel corso del tempo e solidificarsi all’interno della memoria.

La terapia di Brunet prevede l’assunzione di una dose di propranololo, un betabloccante usato anche per curare l’ipertensione, un’ora prima di ogni seduta con il terapeuta.

Questo farmaco avrebbe la capacità di agire sui ricordi immagazzinati nel cervello da tempo, e quindi già calcificati e solidi, rendendoli nuovamente fluidi e malleabili e dando loro la possibilità di non risolidificarsi.

Non si tratta quindi di cancellare i ricordi nel vero senso della parola, ma di modificare le sensazioni a cui sono associati.

Lo scopo è di utilizzare una tale terapia come trattamento psicologico dei disturbi da trauma, correlati a forte stress emotivo: aiutare le vittime di incidenti gravi o i reduci di guerra che non riescono più a condurre una vita normale a causa dei ricordi di ciò che hanno vissuto sul campo.

Quindi niente soluzioni per il male d’amore o i traumi legati all’abbandono della persona amata e via dicendo.

Almeno non per ora, anche se Brunet a qualcosa sta lavorando.

Sarebbe bello poter cancellare anche quelle, no? Come nel film “Se mi lasci ti cancello“.

Ma la cancellazione di una parte della nostra vita, può davvero aiutarci a vivere meglio o forse è meglio lasciare fare alla natura il suo corso?

In altri termini, cosa sarebbe la vita senza il dolore, senza la paura, senza l’ansia? Si finirebbe con il non apprezzare nemmeno la felicità, quella autentica, quella che non si può sintetizzare in laboratorio o produrre artificialmente.



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