Mamma&Donna
Esperimento di auto svezzamento nel 1939
Circa settant’anni fa, nel 1939 la dottoressa Clara M. Davis, una pediatra di Chicago (USA) pubblicò i risultati di un esperimento alimentare destinato a sconvolgere le concezioni dietetiche di quell’epoca.
Così fuori dal normale che ancora oggi nessun ricercatore ha avuto il coraggio di riprodurlo.
Anche solo per smentirlo.
L’esperimento riguardava quello che la dottoressa Davis chiamò “L’auto-selezione alimentare dei bambini appena svezzati”.
L’esperimento si svolse in un orfanotrofio che per l’occorrenza venne trasformato in laboratorio per ricerche nutrizionali.
Parteciparono 15 bambini, figli di ragazze madri o di vedove che non potevano più badare al loro sostentamento.
Il tutto durò in totale sei anni dove, ad ogni pasto, la quantità di ogni alimento mangiato (incluso il cibo che cadeva a terra) veniva meticolosamente registrata.
In più venivano fatte registrazioni dell’altezza e del peso, osservazioni sul transito intestinale, radiografie ossee e analisi sanguigne.
Per l’esperimento vennero scelti bambini dai sei agli undici mesi di vita, nutriti esclusivamente con latte.
La dottoressa Davis scelse questa fascia di età perché i bambini, non avendo ancora sperimentato personalmente altri gusti e non essendo stati influenzati dalle idee delle persone più grandi, non potevano avere pregiudizi o inclinazioni verso nessun tipo di cibo.
Gli alimenti utilizzati durante questi sei anni di esperimento, erano tutti freschi e non conservati.
Il grano era utilizzato in chicchi (niente pane), lo zucchero non veniva utilizzato, il latte era proposto ma non i latticini.
La carne, gli ortaggi e la frutta erano tagliati finemente, schiacciati o grattugiati.
La frutta e la lattuga erano serviti crudi.
I fiocchi d’avena, il grano, il manzo, il midollo osseo, le uova, le carote, i piselli, il cavolo e le mele erano serviti sia crudi che cotti.
Gli altri alimenti erano quasi sempre serviti cotti.
La cottura veniva effettuata facendo attenzione a non perdere le sostanze solubili e senza l’aggiunta di sale o di condimenti.
L’acqua era aggiunta solamente nella cottura dei cereali.
I cibi non erano combinati insieme (nessuna preparazione tipo zuppe o pappe) al fine di assicurare che ciascun alimento venisse scelto solo per se stesso.
I 34 alimenti erano: acqua, latte intero, latticello, sale marino integrale (proposto da solo, non per condire), frutta (mele, banane, succo d’arancia, ananas fresco, pesche), ortaggi (pomodori, barbabietole rosse, carote, piselli, rape, cavolfiori, cavolo, spinaci, patate, lattuga), cereali (fiocchi d’avena, farina di mais, crackers di segale, grano in chicchi, orzo in chicchi), carne (manzo, agnello, midollo osseo, gelatina di ossa, pollo, animelle, cervello, fegato, rognone), pesce (merluzzo).
Tutti 34 gli alimenti venivano serviti ogni giorno, suddivisi su tre o quattro pasti, ognuno servito su un suo piatto separato.
Il cibo non veniva assolutamente offerto al bambino, né fisicamente né verbalmente.
L’ordine dato alle bambinaie era quello di starsene sedute in silenzio accanto al bambino, col cucchiaio in mano, e di non fare alcun movimento.
Se, e solo se, il bambino prendeva in mano un alimento o lo indicava col dito la bambinaia ne prendeva una cucchiaiata e, se il piccolo apriva la bocca, lo imboccava.
Non poteva fare nessun commento su quello che il bambino mangiava o non mangiava, non poteva indicare o attrarre in alcun modo la sua attenzione verso un alimento particolare, né poteva rifiutare o impedirgli di mangiare un qualche alimento.
Il bambino poteva mangiare con le dita o in qualsiasi altro modo volesse, senza alcun commento o correzione da parte della bambinaia. Il vassoio poteva essere tolto solo quando il bambino aveva smesso definitivamente di mangiare, di solito dopo venti o venticinque minuti.
Risultati sulla salute e sulla dieta dei bambini:
Tutti i 15 bambini riuscirono sempre a trovare quello che volevano mangiare, avevano appetito ed erano cresciuti vigorosamente.
Non furono usati lassativi e nessuno aveva mai sofferto di costipazione.
I raffreddori e le influenze duravano sempre tre giorni e senza complicazioni di alcun tipo.
A parte un caso di tonsillite ed un’epidemia di mononucleosi, durante sei anni non ci furono malattie serie.
Quando i bambini stavano per avere un raffreddore o un’influenza, smettevano di mangiare uno o due giorni prima della comparsa dei primi sintomi, e ricominciavo a mangiare con molto appetito un giorno prima della scomparsa definitiva dei sintomi.
Durante la convalescenza i cibi preferiti erano il manzo crudo, le carote e la barbabietola rossa.
Alcuni dei bambini, prima di cominciare l’esperimento, non erano in buone condizioni: alcuni erano denutriti e sottopeso, e quattro bambini erano affetti da rachitismo.
Nel vassoio di uno dei rachitici veniva proposto anche un bicchierino con olio di fegato di merluzzo: il bambino lo sceglieva e lo beveva di tanto in tanto, fino a quando le analisi sanguigne e le radiografie mostrarono che il rachitismo era guarito, dopo di che smetteva di cercarlo.
Agli altri tre bambini rachitici non venne proposto l’olio di fegato di merluzzo, ma guarirono esattamente nello stesso tempo dell’altro, senza ricevere né farmaci, né integratori, né raggi ultravioletti.
Indipendentemente dalle loro condizioni iniziali, tutti i bambini giunsero alla stessa situazione di salute ottimale, ed erano anche più in salute della media dei bambini della loro età, a detta anche di altri medici che li avevano esaminati.
La Devis avrebbe voluto continuare l’esperimento confrontando il funzionamento istintivo di bambini a cui venivano proposti alimenti naturali con quello di bambini a cui venivano proposti alimenti lavorati (pane, alimenti conditi o mischiati, ricette con più ingredienti, zucchero, latticini…), ma rimpianse di non avere più fondi a disposizione per farlo (gli Stati Uniti erano nel bel mezzo della Grande Depressione).
Voi che dite, sarebbe interessante se, con i metodi dei giorni nostri, ricercatori e nutrizionisti potessero condurre l’esperimento che la Devis non poté portare avanti, al fine di determinare con esattezza in quali condizioni ideali l’istinto alimentare funziona con maggior precisione?
I contenuti descritti sono puramente a carattere informativo. Non sostituiscono in nessun modo il parere del medico.
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