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L’arte della Cucina dall’Alto Adige alla TV: la Voce incontra lo Chef Luca Giacomel

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La cucina è di per sé scienza, sta al cuoco farla diventare arte”.
(Gualtiero Marchesi)

Questa settimana ci dedichiamo al mondo della cucina ed abbiamo scelto uno Chef, che con passione e dedizione è riuscito ad arrivare addirittura, alla corte di Alessandro Borghese, (che conduce il programma “Cuochi d’Italia”), per rappresentare la nostra regione, in una sfida culinaria, che lo ha visto affrontare prima la regione Umbria e successivamente, la Sardegna.

Chi è Luca Giacomel






Nato a Bolzano nel 1976, Luca vive a San Giacomo di Laives, dove gestisce “l’Hotel Ristorante Alpenrose” del quale è proprietario, oltre che Chef.

Una vocazione per la cucina, la sua, che risale all’infanzia, e lo porta da ragazzino, ad iscriversi alla scuola alberghiera “Cesare Ritz” di Merano, da cui uscirà, forte delle competenze acquisite, già pronto a partire per le stagioni lavorative, negli Hotel e nei ristoranti delle più famose località balneari d’Italia, tra cui il “Grand Hotel di Rimini “ ed il “Grand Hotel di Cervia”.

Per un periodo Luca si trasferisce in Austria presso il famoso “Caffè Teatro” di Bregenz, ed a Vienna , presso il conosciutissimo “Hotel Sacher”, dove affinerà le sue conoscenze, nell’alta pasticceria. Oggi è inoltre, presidente dell’associazione cuochi Alto Adige, che conta circa 120 iscritti, in tutta la regione.

Dove e quando è nata la tua passione per la cucina?

La mia passione per la cucina, ha radici lontane. Quelle che risiedono nei rapporti stretti, in particolare tra nonni e nipoti. La condivisione degli spazi una volta, nelle famiglie era molto frequente, quindi poteva capitare che io piccolino, aiutassi mia madre a stendere i panni, mio padre a pulire la macchina o mio nonno a cucinare.

Ed infatti, il primo ricordo che ho di me in cucina, è quello con mio nonno Germano, che armeggia tra i fornelli, intento a preparare il pranzo della domenica, per tutti noi.

I suoi cavalli di battaglia erano: il baccalà mantecato (nonno era vicentino), la carne stufata e brasata, e poi le conserve. Avete presente i barattoli di sott’olio e sottaceti? Noi avevamo la dispensa piena di questi tesori, di ogni forma, colore e sapore.

E proprio facendo le conserve che nonno mi ha insegnato l’importanza delle materie prime, della lavorazione adatta per la loro miglior valorizzazione.

Germano tra i fornelli sembrava un Re, trasmetteva a pelle, la sua gioia nel cucinare, e poi, mi faceva assaggiare tutto, annusare le spezie, mescolare le pietanze. Io mi sentivo importante, mi vedevo “da grande”, riuscivo a vedere Luca adulto, che faceva quel lavoro… il mangiare per tutti!

È un lavoro stressante, con orari a volte impossibili e poco tempo a disposizione per se stessi e per la famiglia. Non ha mai vacillato la tua convinzione di essere uno Chef, pensando magari, di fare altro?

No mai. La cucina è parte di me, nelle mie creazioni ci sono io, c’è il mio pensiero, la mia fantasia, la mia storia.

Quando preparo un piatto, lo immagino come una tela bianca, esattamente come la vedrebbe un pittore. Il pensiero poi, prende forma attraverso ingredienti ben dosati ed amalgamati tra loro.

Ci deve essere armonia in un piatto, così come, in un’orchestra sinfonica, deve arrivare al mio ospite il piacere dei sensi, in particolare il gusto, la vista, e l’olfatto.

Sono sinceramente convinto quindi, che cucinare sia un’arte, non solo una professione, non solo una disciplina, ma un vero e proprio mezzo per esprimere se stessi. Ed io non mi stanco mai, di poter giocare con la fantasia e di ricevere il riscontro positivo dei miei clienti.

Raccontaci dell’esperienza in TV con Alessandro Borghese, nel programma “Cuochi d’Italia”.

Partecipare a questo programma è stato molto emozionante, nonostante sia durato circa due mesi, tra una registrazione e l’altra.

Alessandro Borghese, è veramente una persona spontanea e genuina come lo si vede in Tv, dalla battuta pronta e dal sorriso contagioso.

Sono stato orgogliosissimo di aver rappresentato l’Alto Adige in questa sfida, soprattutto perché invitato direttamente dalla produzione, e quindi questo significa, che tutto l’impegno che ho messo nel mio lavoro fino ad oggi, è stato in qualche modo riconosciuto anche dagli esperti del settore.

I piatti che ho presentato, erano delle mie creazioni. Cerco sempre di abbinare la tradizione all’innovazione, scegliendo prodotti semplici, genuini e possibilmente a km zero. Questo per onorare la nostra terra meravigliosa, e ciò che essa produce.

Cosa vorresti dire giovani che intraprendono questa professione?

A questi aspiranti cuochi, auguro di avere le stesse soddisfazioni che ho avuto io, e di non scoraggiarsi se a volte, può sembrare di vivere, esclusivamente dentro ad una cucina, chiudendo tutto il mondo fuori.

Gli auguro di portare avanti il nostro testimone, per quanto riguarda l’associazione, infatti noi crediamo molto nei giovani iscritti e li sproniamo a fare sempre del loro meglio.

Spero possano godersi non solo la meta, ossia il raggiungimento finale dei loro obbiettivi, ma anche il viaggio, dalla gavetta al successo.

Non crediate che arrivare in Tv significhi essere all’apice!

Può capitare, ben venga, ma alla fine di tutto il vostro percorso, la cosa più importante sarà sempre la libertà di esprimere voi stessi nei vostri piatti, e la fedeltà dei vostri clienti, che continueranno a tornare da voi, proprio perché, siete voi.



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