Politica
Noi cultura dell’imposizione? Urzì: “Basta attentare alla nostra identità”

Ha battagliato a lungo Alessandro Urzì nel corso dei due dibattiti che a distanza di qualche settimana si sono tenuti nell’aula del Consiglio provinciale sull’approvazione o meno degli emendamenti di Sued Tiroler Freiheit per la cancellazione dei termini “altoatesino” e “Alto Adige”.
L’emendamento di Stf discusso venerdì e sostenuto dalla Svp, è passato nonostante i voti contrari di Verdi, Partito Democratico, L’Alto Adige nel cuore/FdI e Lega. Astenuti i consiglieri del Team Koellensperger.
La motivazione per la cancellazione dai documenti ufficiali europei è che la terminologia finora usata per il riconoscimento di un territorio e di un’intera etnia sia espressione di una cultura dell’imposizione, con chiaro riferimento al fascismo.
“Al comma 2 e in altre parti della legge era invece stata lasciata la parola Alto Adige con una sorta di compromesso che mi ha lasciato basito“, ha dichiarato Urzì al blog culturale e di analisi politica La Vedetta d’Italia.
Si è dunque chiesto cosa sarebbe successo se un qualsiasi consigliere di lingua italiana avesse auspicato di non utilizzare più la denominazione Südtirol ma la denominazione “autonome Provinz Bozen”, in quanto “Südtirol” risulta un termine politicamente e culturalmente molesto.
Al nostro giornale, Urzì ha dichiarato: “La denominazione Alto Adige è espressione di identità per gli italiani. Negarla, significa negare il diritto stesso degli italiani di essere parte del nostro territorio, ed è un affronto sul piano anche personale che non trova alcuna giustificazione in alcun ragionamento politico. L’essere rimasti insensibili al monito che avevo posto in Consiglio prima del voto testimonia a maggior ragione una volontà politica che è quella di voler perseguire una estraniazione degli italiani dell’Alto Adige dal diritto a sentirsi parte fondamentale della comunità“.
Kompatscher si sarebbe permesso di dire in aula, davanti all’intera assemblea dei consiglieri presenti e con un chiaro atto personalistico, che il termine Alto Adige non sarebbe da lui prediletto. Urzì conferma questa indiscrezione e aggiunge anche che il Landeshauptmann avrebbe detto: “Io intervengo a titolo personale per affermare che secondo il mio punto di vista dovrebbe essere usata in italiano solo la denominazione Sudtirolo“.
Questo avrebbe provocato in aula un indurimento dei toni, con il rimprovero da parte del consigliere di L’Alto Adige nel cuore che lo avrebbe invitato “in qualità di presidente della Giunta e presidente della Provincia con a fianco i componenti italiani della Giunta provinciale, ad evitare di affermare che il suo intendimento politico sarebbe quello di snaturare gli italiani dell’Alto Adige“.
Come giudica la posizione di eccessiva prudenza della Lega in questa situazione?
“Io non credo affatto che questa sia la posizione della Lega sia a livello locale che nazionale – sottolinea Urzì – . Credo altresì che un chiarimento sarà assolutamente necessario con i colleghi. Gli italiani in Giunta provinciale sono presenti non solo come parte politica, ma anche in quanto italiani. E’ dunque fondamentale che essi siano chiamati a rappresentare la posizione di tutti i consiglieri non leghisti e gli interessi di tutti gli italiani dell’Alto Adige, che in provincia non vogliono che si cancelli la loro identità“.
E conclude: “Senza mettere in discussione la possibilità di alleanze future proprio per la stima che ho nei confronti dei consiglieri leghisti, li inviterei a un maggiore impegno di rappresentanza dell’intera comunità. Una verifica su questo, anche in vista dei futuri impegni comuni, sarà assoutamente necessaria con loro“.
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